ROMA
BERLUSCONI
difende i colonnelli. Quanto sia convinto non si sa, ma certamente è costretto dalle circostanze, dopo che Feltri aveva scritto sul Giornale di famiglia che doveva licenziarli tutti. Grande sommossa nel partito, serie di telefonate imbufalite, seguite da rassicurazione ufficiale: «Ho fiducia in un gruppo dirigente con cui ho combattuto cento battaglie». L’area moderata segna un punto, perché il Cavaliere — prendendo spunto anche da un editoriale di Galli della Loggia che consigliava invece al Pdl di rottamare il leader carismatico — precisa non solo di «non condividere analisi distruttive» ma anche di non aver mai pensato di mandar all’aria il partito per puntare su altro. «E’ rafforzando il movimento — avverte — che si può cambiare». In modo da arginare l’emorragia di voti che, secondo un sondaggio Demos, vede il Pdl al 17,4% solo un punto sopra a Grillo e 10 punti sotto il Pd. Parole che non sembrano sufficienti a placare i malumori: diffusa è la convinzione che si tratti di una vittoria segnata sulla sabbia, perché la linea tra grillismo e leghismo cara ai pasdaran continua ad affascinare l’ex premier. Tanto che ieri girava voce che avesse incaricato Crimi, tesoriere del Pdl, di registrare il marchio «Italia Pulita». Il paradosso è che il gruppo dirigente del Pdl — Alfano in testa — passa per essere il ‘difensore’ di Monti laddove pare che la verità sia esattamente il rovescio. Chi tiene di più al rapporto con il governo è Berlusconi mentre lo stato maggiore sarebbe pronto a staccare la spina.

DI SICURO, tra strappi e ricuciture non si va lontano: lo dimostra l’ennesimo ‘caso’ esploso in queste ore. Con l’ex forzista Stracquadanio che accusa gli ex An di voler conquistare il partito, beccandosi repliche velenose dai diretti interessati. Sospirano a via dell’Umiltà: serve chiarezza. «L’ex premier vuole fare l’allenatore ma deve decidere una volta per tutte se vuole allenare la Santanchè o Alfano». Evidente la difficoltà del segretario che — dicono — fra oggi e domani dovrebbe far sentire la sua voce: nel frattempo, si opta per far parlare «i fatti». Nelle prossime ore Quagliariello presenterà gli emendamenti sul semipresidenzialismo al testo sulle riforme che va in aula giovedì al Senato, mentre ferve il lavoro sui temi economici e c’è chi pensa di vincolare il sostegno all’esecutivo ad un progetto di riforma fiscale. Secco il capo dei deputati Cicchitto: «O in tempi brevi-medi Monti segna una svolta e nel contempo si aggrega un vasto schieramento di moderati e riformisti oppure il Pdl non può rimanere a metà del guado e deve passare all’opposizione».
Antonella Coppari