Antonella Coppari
ROMA
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che voto a ottobre: «Io penso che dovremmo mandare a Monti una cartolina precetto e chiedergli di proseguire il lavoro anche oltre il 2013». Di comune hanno l’iniziale del cognome e l’appartenenza al Pd: per il resto, Marco Follini è su posizioni diametralmente opposte a quelle del responsabile economico del partito, Stefano Fassina. Sì, perchè il senatore democratico considera «sbiadita» la foto di Vasto, sponsorizza una «grande coalizione per l’Europa» anche nella prossima legislatura, che si deve aprire, avverte, «naturalmente» a primavera.
Cosa nasconde la fretta di Fassina di votare?

«Faccio fatica a interpretarlo perché non sono d’accordo con lui. In ogni caso, non mi sembra che le urne siano dietro l’angolo visto che Bersani conferma la data del 2013».
Niente voto anticipato anche se il quadro economico-politico dovesse drammaticamente peggiorare?
«Siamo dentro una difficoltà epocale, illudersi che si possano trovare soluzioni immediate rischia di farci fare un altro giro di vite all’ingiù. Mi sembra che Monti abbia preso la strada giusta e che il sistema politico, con fatica, gli vada dietro. Poiché è l’unico percorso che ci può portare fuori dalla parte buia del tunnel, dico di seguirlo con un ragionevole grado di fiducia e con un’assunzione di responsabilità da parte di tutti

».
Fassina non è un autorevole esponente della segreteria? Davvero parla a titolo personale?
«Nel Pd il segretario è Bersani, che ha usato parole chiare. Detto questo, non invoco verso Fassina provvedimenti da terza Internazionale, ma vorrei cogliere l’occasione perché il chiarimento nel partito fosse solare e senza zone d’ombra».
Vale a dire?
«Venerdì dalla direzione deve uscire confermata la linea strategica di sostegno al governo e di forte puntello a questa soluzione. Poi si discuterà su cosa fare di qui alle elezioni e di come presentarci al voto. Io ritengo che la proposta più appropriata sia la grande coalizione, cioè la soluzione di maggiore continuità con questa esperienza di governo».
Monti, cioè, dovrebbe restare a Palazzo Chigi dopo il 2013?
«Io credo che dovremmo mandargli una cartolina precetto e chiedergli di proseguire. Comunque, al netto della sua disponibilità personale che non mi sembra così facile da acquisire, resta il fatto che dobbiamo muoverci lungo quel solco. Non penso che si possa fare tutta la mole di riforme di cui il Paese ha bisogno sul filo di una maggioranza stretta. Bisogna lavorare su una coalizione arcobaleno, la più ampia possibile».
Questa soluzione implica che Bersani non sarà premier.
«Io indico un obiettivo politico che ritengo interessante anche per il Pd, non mi occupo di toto-premier. Avendo visto Bersani all’opera credo che l’interesse della ditta in lui sia più forte dell’interesse del capo della ditta».
L’alleanza con Vendola e Di Pietro è archiviata?








«La foto di Vasto agli occhi degli italiani appare come un dagherrotipo ottocentesco. Sconsiglierei di riesumarla».
Quanti la pensano come lei nel Pd? È una posizione maggioritaria?
«Mi preoccupo quando sono in maggioranza, sono quasi sempre in minoranza dappertutto».
Ritiene che Pdl e Udc approvino il progetto?
«La domanda va rivolta a loro. Certo, l’idea pazza di Berlusconi di intentare guerra all’euro lo pone obiettivamente fuori da questo perimetro».