Andrea Cangini

ROMA, 13 giugno 2012 - DA UNA PARTEla speculazione internazionale che scommette sulle difficoltà dell’Italia trasformando così le previsioni in realtà; dall’altra i partiti della maggioranza che rialzano la testa, attaccano il governo sugli esodati, litigano sulla giustizia, si dimenano attorno alla Rai. Il quadro, per Mario Monti, è drammatico. Lo è almeno da lunedì, ed è stato infatti lunedì sera che il premier ha convocato per le 20 di ieri un vertice di maggioranza. Uno di quegli incontri a quattro che dopo la batosta delle amministrative Angelino Alfano aveva promesso di non replicare. La gravità della situazione gli ha imposto un ripensamento. A lui, a Bersani e a Casini il premier ha infatti illustrato i rischi che corrono, nell’ordine, l’Italia e l’Europa. Toni anche ruvidi, per richiamare tutti a far quadrato nell’interesse del Paese. Perciò, opportunamente pungolati anche dal Quirinale, i tre partiti presenteranno alla Camera una mozione comune sulla crisi. E daranno via libera «alle riforme in esame al Parlamento e ai provvedimenti della spending rewiew», che si tradurranno in ulteriori lacrime e sangue.

LETTA di prima mattina la rassegna stampa estera, Monti ha infatti trovato conferma dei propri timori: l’annunciato salvataggio della Spagna mette l’Italia al centro dell’attenzione e la sfiducia dei media sulle capacità del nostro Paese di risollevarsi alimenta quella dei mercati. La riprova è giunta in serata, con la Borsa di Milano battuta in negativo solo da quella di Lisbona e lo spread che sfiora quota 500. Peggio di noi, solo la Spagna. Tra la lettura dei quotidiani e quella dei bollettini borsistici, Monti s’è sfogato con l’Austria e il ministro Passera con l’Europa. Hanno «alzato la voce», come gli chiedevano sia Alfano sia Bersani, ma alla propria maniera. «Considero del tutto inappropriato che un ministro di uno stato membro della Ue commenti la situazione di una altro stato membro, quindi mi astengo dal fare commenti», ha detto il premier a chi gli chiedeva un parere sulle dichiarazioni del ministro delle Finanzie austriaco, Maria Fekter. Nota gaffeur, che il giorno prima aveva detto che, dopo la Spagna, «anche l’Italia potrebbe aver bisogno di aiuto». E’ quello che scrivono i giornali anglosassoni, e da ieri anche quelli francesi e (con virulenza) tedeschi.

MA CIÒ
che ai giornali va perdonato non può esser concesso a un ministro. La protesta ha dunque seguito le vie informali della diplomazia, Maria Fekter s’è corretta, e a una radio tedesca Monti ha precisato che «anche in futuro l’Italia non avrà bisogno di aiuti del Fondo europeo». «Non fatevi guidare dai pregiudizi», ha supplicato. Ma i pregiudizi rimangono e né lo scambio a distanza, né le rassicurazioni (più o meno sollecitate) delle istituzioni europee li hanno fatti sfumare.

«L’ITALIA va verso il basso», titolava nel pomeriggio il sito dello Spiegel, accusando il governo Monti di non far altro che «scaricare la colpa sulla Germania». E’ quel che ha fatto il ministro dello Sviluppo Corrado Passera, quando si è detto «indignato per il comportamento dell’Europa che ha dimostrato di non sapersi prendere per mano e ha agito aspettando l’ultimo momento prima del dramma». Parlava dell’Europa, Passera, ma pensava alla Germania. Dove, dopo aver riferito alla Camera in vista del Consiglio europeo del 28 giugno, oggi Monti riceverà un prestigioso premio per la sua azione politica «fonte di ispirazione».