ROMA
PARTENZA
fredda. La stagione dei saldi si è inaugurata ieri in tutta Italia ma senza le file di una volta. C’è la crisi che pesa sulle famiglie in termini di Imu, Iva, aumenti delle tariffe. E se le entrate non cambiano gli italiani sono costretti a tagliare. Per prima cosa proprio sui vestiti.
Un’indagine Coldiretti/Swg ha accertato che, di questi tempi, più di un italiano su due (51%) ha ridotto, rinunciato o rimandato l’acquisto dell’abbigliamento che si classifica tra i beni più colpiti dall’andamento economico sfavorevole. Dei capi firmati si può fare a meno mentre è più difficile, per i nuclei familiari, rinunciare ai generi alimentari preferiti. In questo settore la ricerca dice che solo il 16% ha deciso di modificare il proprio modello di acquisto. Sui figli, invece, le famiglie non sono disposte a tagliare quasi nulla: per gli eredi solo il 9% dei connazionali ha optato per una revisione del budget.

LUNGO


l’elenco delle cose alle quali si rinuncia. Ai vestiti ma anche alle vacanze che sono state ‘riviste’ dal 50% degli intervistati. Allo stesso modo il 47% del campione ha tagliato gli esborsi per il tempo libero; il 34% ha ridimensionato gli acquisti tecnologici. Il 30% rimanda il cambio dell’auto o della moto, il 33% ha ridotto anche le attività culturali.
Sul cibo, però, siamo più restii a risparmiare anche se si va imponendo un modello diverso. Secondo Coldiretti assistiamo a una «polarizzazione» dei consumi tra discount, low cost e scelte di qualità. In crescita anche le opzioni biologiche e a chilometri zero. Economiche e, insieme, etiche.
Se questa è la tendenza generale in Italia non c’è da stupirsi se ieri, giornata iniziale dei saldi, non si sono viste file fuori dei grandi negozi. Il bilancio è analogo a Milano, a Roma, a Firenze, Napoli, a Bologna o a Palermo. Il Codacons ha valutato una contrazione complessiva degli acquisti di circa il 20%. Confcommercio fa stime analoghe ma attende la fine del periodo per un bilancio definitivo. Federconsumatori ricorda che già il 2011 portò una contrazione importante con una diminuzione degli acquisti, durante i saldi, del 9,5%. Per Confesercenti non ci sono dubbi: «I saldi saranno un flop» e le prime giornate di vendite ribassate confermano il trend.
Il problema non è solo delle famiglie che tirano la cinghia ma anche delle imprese che non ce la fanno a reggere i costi. Spesso i negozi, se non legati a grandi catene, sono piccole imprese, a volte a conduzione familiare. Per loro, come per le imprese di altri settori, è sempre più difficile andare avanti anche per l’accesso al credito. Tra novembre 2011 e aprile 2012 i finanziamenti sono diminuiti di 26.750 milioni di euro (-2,6%) mentre sono saliti i tassi di interesse.

I DATI




elaborati da Confartigianato delineano uno spaccato inquietante. Con questi valori l’Italia è seconda solo alla Spagna, in Europa, per i tassi più alti: in alcune regioni superano il 10%. A soffrire di più le imprese artigiane: in un anno lo stock di finanziamenti è diminuito del 3,1%. Una situazione difficile che, secondo il presidente nazionale di Confartigianato, Giorgio Guerrini, non era imprevedibile, fin da quattro anni fa. «Bisogna guardare al futuro con speranza — sottolinea Guerrini — ma ognuno deve fare la propria parte. Non c’è solo la crisi economica, c’è soprattutto quella etica e morale».
Silvia Mastrantonio