ROMA
«SI È TROVATA
una soluzione avanzata, condivisa dalla stragrande maggioranza del Pd e che stabilisce l’impegno per il prossimo governo di riconoscere i diritti di tutte le persone che convivono, a prescindere dal loro sesso. E questo è un risultato straordinario». Beppe Fioroni, leader dell’area cattolica del Pd, è più che soddisfatto.
Lei due mesi fa aveva messo un aut aut: se Bersani apre ai matrimoni gay io mi candido alle primarie. Una pressione che pare aver funzionato...

«E’ servita a ottenere un triplice risultato. Il primo è che l’assemblea del partito ha votato a favore di un documento che riconosce i diritti alle persone che convivono in coppie di fatto: diritto all’assistenza, all’eredità e così via. Il secondo risultato è quello aver stroncato sul nascere ogni posizione demagogica: oggi nessuno potrà accusare il Pd di volere l’equiparazione al matrimonio delle unioni civili tra gay. Sono chiaramente cose differenti. Terzo risultato, si è fatto un passo in avanti sulla strada del bene comune superando le rendite di posizione basate sulla difesa di interessi iperparticolari e ossessionate dalla ricerca della visibilità che volevano il matrimonio gay a prescindere».
Il senatore Marino dice però che la posizione dei laici del Pd andava ben oltre la richiesta del riconoscimento dei diritti degli omosessuali e spaziava dal testamento biologico all’applicazione della 194...

«Io ho grande rispetto per il senatore Marino, che spero lui un giorno possa condividere anche nei miei confronti. Ma mi sembra che il partito si sia contato e che certe posizioni si siano dimostrate essere proprie di una frazione minoritaria. Ora, è fisiologico che in un grande partito ci siano posizioni differenti, ma riconosciamo democraticamente i rapporti di forza. Gli altri temi avremo modo e forme di affrontarli e lo faremo con maggiore efficacia una volta che sarà ammainata una bandiera ideologica come la questione del matrimonio gay».
a. farr.