Giambattista Anastasio
MILANO
DOVEVA ESSERE

il giorno delle sue dimissioni. Ma già nel primo pomeriggio Nicole Minetti rimanda quell’annuncio che per lei, a questo punto della partita, significherebbe una resa incondizionata. «Le mie dimissioni? Oggi non se ne parla», risponde, controvoglia, la consigliera regionale del Pdl, contattata al telefono. E alle 18.30 dall’Ufficio protocollo del Consiglio lombardo fanno sapere di non aver ricevuto alcuna lettera di dimissioni: tempi tecnici esauriti. Se ne riparlerà oggi. Interrogato in merito, il presidente della Regione, Roberto Formigoni, è costretto agli equilibrismi: «Sono o sarebbero in arrivo. Ma ancora non sono arrivate». Naviga a vista, Nicole. Cercando di tenersi al largo da giornalisti e domande. «Non ho ancora deciso che farò».
Non sa nemmeno — dice lei — se oggi presenzierà alla seduta del Consiglio regionale convocata per discutere dell’Expo di Milano. Scontato che la sua presenza toglierebbe luce alle polemiche e alle questioni aperte che l’evento del 2015 si porta dietro da mesi. Proprio quello che Nicole vuole evitare. Meglio stare nell’ombra, meglio giocarsi una partita che può segnare la fine della sua carriera politica dalle retrovie.
Non replica al segretario nazionale del Pdl, Angelino Alfano («Deve dimettersi»). Non replica a Daniela Santanché («In questi mesi ha dimostrato di non essere adatta alla politica: bisogna puntare su gente con passione e credo politico»). Né al coordinatore regionale Mario Mantovani: «Un errore portarla in Consiglio, presto se ne andrà». Ha apprezzato invece le parole di Ignazio La Russa: «Di situazioni fuori dalla compatibilità col Pdl, ce ne sono... sarebbe bello se Nicole non fosse la sola a dimettersi». E il neutralismo di Formigoni: «Le dimissioni sono un istituto personale, una persona può decidere di se stessa». Ma quelle dimissioni, la Minetti, dovrà presentarle. La trattativa è aperta da settimane. Ma si è complicata per la fuga di notizie di questi giorni.
Secondo i piani, la Minetti avrebbe dovuto presentare spontaneamente le sue dimissioni. Ma solo in autunno. Perché? A ottobre maturerà i requisiti necessari per ricevere il vitalizio da consigliere regionale. Non una coincidenza secondo alcuni.
C’È POI UN PROGETTO di cui la Minetti ha parlato per la prima volta nell’intervista rilasciata a



Il Giorno già a giugno 2011, il progetto di «Concretamente infanzia», un’associazione che, nelle parole della stessa Minetti, si dovrà occupare «della difesa dei più piccoli».
Bene, la pur giovane Nicole sarebbe pronta a iniziare una seconda vita (e a rifarsi un’immagine) con un posto di responsabilità nell’associazione: ma servono fondi, servono garanzie che questa onlus duri. La trattativa sulle dimissioni passa anche da qui. «Dell’associazione ora non voglio parlare», taglia corto lei. Altri sostengono che Nicole mediterebbe anche il ritorno in tv: indiscrezioni.
La certezza è che la guerra fredda tra la Minetti e il Pdl sta caricando e ricompattando il centrosinistra lombardo.
«Alfano e il Pdl usano due pesi e due misure: chiedono le dimissioni della Minetti ma non quelle di Formigoni o dello stesso Berlusconi», polemizzano all’unisono Pd, Sel, Idv e Radicali.