Veronica Passeri
ROMA
IL VIAGGIO degli Stati dello scorso weekend e il vertice europeo di domani: al centro sempre e soltanto la crisi economica e il timore di attacchi speculativi che possano peggiorarla. E poi il caso Sicilia, unaltra spina nel fianco per il governo, con Raffaele Lombardo che in qualche modo ha anche auspicato la secessione della Sicilia dallItalia. Il premier Mario Monti è salito ieri al Colle per un incontro, già fissato secondo fonti qualificate da martedì, ma definito «urgente» dallo stesso Giorgio Napolitano per «laccavallarsi delle scadenze politico-istituzionali interne e internazionali». Lagenda europea è fitta e quella italiana anche, zeppa di lavoro e di problemi.
Ci sono i provvedimenti economici da condurre in porto prima della pausa estiva del Parlamento, cè la grave situazione economica della Sicilia sulla quale Monti è intervenuto con una lettera al governatore Raffaele Lombardo chiedendo conferma delle sue dimissioni. E Lombardo ieri ha risposto con fuochi e fulmini bollando come «una massa di equivoci e menzogne» il rischio default dei conti siciliani, e «un colpo di Stato» leventuale commissariamento.
«La Regione siciliana ha sentenziato il governatore non è a rischio default, altre regioni stanno peggio di noi. Tutto il resto sono chiacchiere per nulla disinteressate». E ha aggiunto: «Il problema non è strutturale, ma di temporanea mancanza di liquidità. Ed è stato risolto con trasferimenti di 400 milioni di euro già programmati».
POI LOMBARDO lha sparata grossa: «Se Borghezio riuscisse a sganciare la Sicilia dallItalia ci farebbe un favore e potremmo fare come Malta: ridurre le tasse e avere un boom economico che non possiamo neanche sognarci».
Poi le minacce: «Qualche pseudoindustriale vorrebbe che io licenziassi 50mila dipendenti, non
solo non lo farei mai ma chi lo dice deve andare a morire ammazzato». Una frase che è sembrata ai più indirizzata al vice presidente nazionale di Confindustria, Ivan Lo Bello, che aveva lanciato il grido dallarme sul possibile crac della Sicilia. Lombardo ha smentito qualunque riferimento a Lo Bello e poi ha detto che chiarirà con il premier in un incontro previsto per il 24 luglio, e «lì dirò che mi dimetterò».
Monti intanto, nel faccia a faccia al Quirinale durato poco più di unora, insieme al caso-Sicilia ha illustrato a Napolitano il quadro generale delle scadenze per lItalia e il percorso delle leggi che deve essere concluso entro lestate, a cominciare dai decreti sulla spending review che toccherà al presidente emanare.
Un particolare non trascurabile questo, motivo anche della costanza di Palazzo Chigi nellinformare il Colle dellandamento dei provvedimenti e della possibilità di correzioni che il governo sta meditando di apportare per accogliere alcune richieste.
ROMA
IL VIAGGIO degli Stati dello scorso weekend e il vertice europeo di domani: al centro sempre e soltanto la crisi economica e il timore di attacchi speculativi che possano peggiorarla. E poi il caso Sicilia, unaltra spina nel fianco per il governo, con Raffaele Lombardo che in qualche modo ha anche auspicato la secessione della Sicilia dallItalia. Il premier Mario Monti è salito ieri al Colle per un incontro, già fissato secondo fonti qualificate da martedì, ma definito «urgente» dallo stesso Giorgio Napolitano per «laccavallarsi delle scadenze politico-istituzionali interne e internazionali». Lagenda europea è fitta e quella italiana anche, zeppa di lavoro e di problemi.
Ci sono i provvedimenti economici da condurre in porto prima della pausa estiva del Parlamento, cè la grave situazione economica della Sicilia sulla quale Monti è intervenuto con una lettera al governatore Raffaele Lombardo chiedendo conferma delle sue dimissioni. E Lombardo ieri ha risposto con fuochi e fulmini bollando come «una massa di equivoci e menzogne» il rischio default dei conti siciliani, e «un colpo di Stato» leventuale commissariamento.
«La Regione siciliana ha sentenziato il governatore non è a rischio default, altre regioni stanno peggio di noi. Tutto il resto sono chiacchiere per nulla disinteressate». E ha aggiunto: «Il problema non è strutturale, ma di temporanea mancanza di liquidità. Ed è stato risolto con trasferimenti di 400 milioni di euro già programmati».
POI LOMBARDO lha sparata grossa: «Se Borghezio riuscisse a sganciare la Sicilia dallItalia ci farebbe un favore e potremmo fare come Malta: ridurre le tasse e avere un boom economico che non possiamo neanche sognarci».
Poi le minacce: «Qualche pseudoindustriale vorrebbe che io licenziassi 50mila dipendenti, non
solo non lo farei mai ma chi lo dice deve andare a morire ammazzato». Una frase che è sembrata ai più indirizzata al vice presidente nazionale di Confindustria, Ivan Lo Bello, che aveva lanciato il grido dallarme sul possibile crac della Sicilia. Lombardo ha smentito qualunque riferimento a Lo Bello e poi ha detto che chiarirà con il premier in un incontro previsto per il 24 luglio, e «lì dirò che mi dimetterò».
Monti intanto, nel faccia a faccia al Quirinale durato poco più di unora, insieme al caso-Sicilia ha illustrato a Napolitano il quadro generale delle scadenze per lItalia e il percorso delle leggi che deve essere concluso entro lestate, a cominciare dai decreti sulla spending review che toccherà al presidente emanare.
Un particolare non trascurabile questo, motivo anche della costanza di Palazzo Chigi nellinformare il Colle dellandamento dei provvedimenti e della possibilità di correzioni che il governo sta meditando di apportare per accogliere alcune richieste.
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