Olivia Posani
ROMA
OLTRE

due milioni e mezzo di ragazzi rischiano di trovare a settembre i loro licei o i loro istituti tecnici e professionali con i cancelli chiusi. L’allarme arriva dal presidente dell’Upi (Unione delle province d’Italia), Giuseppe Castiglione: «Con i tagli previsti dalla spending review non siamo nelle condizioni di poter assicurare l’apertura dell’anno scolastico, il tanto annunciato ‘non apriranno le scuole’ questa volta non è un’esagerazione». A rischio chiusura sono le scuole superiori (elementari, medie ed asili dipendono dai comuni).
Si tratta di oltre 5mila istituti a cui le Province devono assicurare la manutenzione e la messa in sicurezza. Se le classi (120mila in tutto) non sono a norma, i vigili del fuoco non danno l’autorizzazione all’apertura.
La spending review del governo, contro cui oggi scenderanno in piazza anche i sindaci, calcola che le province hanno una spesa aggredibile pari a 3,7 miliardi: 500 milioni saranno tagliati entro la fine dell’anno e un miliardo entro il 2013. Ma, si lamentano i vertici dell’Upi, questi 3,7 miliardi includono voci di bilancio che non sono spese intermedie aggredibili, bensì servizi.
«Il commissario per i tagli alle spese, Bondi — accusa Castiglione — non ha considerato che noi svolgiamo funzioni che non sono tangibili. Con la spending review sono a rischio servizi essenziali riguardanti le scuole, i trasporti pubblici, i centri per l’impiego».
Non solo, «se il governo non cambia idea la metà delle province italiane andrà in dissesto».
Allarme analogo lo lancia il presidente dell’Anci, Graziano Delrio, secondo cui «se approvata così com’è la spending review rischia di essere letale per molti comuni destinati al crac».
A dare in qualche modo manforte all’Upi è Piero Giarda. Rispondendo al presidente della provincia di Torino, Saitta, che chiedeva di ripensare l’entità dei tagli, il ministro per i Rapporti con il Parlamento spiega: «Ho cercato invano di far cambiare quella norma. È contraria a tutto ciò che ho sempre pensato in materia di finanza locale. Speriamo che il Senato sia più saggio del governo».
Come dicevamo, contro i tagli manifesteranno oggi a Roma circa 2mila sindaci.

SPIEGA








il primo cittadino di Napoli, Luigi De Magistris: «È una forma di resistenza democratica da parte dei comuni fortemente preoccupati per le politiche decise dal governo che rischiano di compromettere i diritti dei cittadini».
«L’impostazione dei tagli non è accettabile, si tratta di tagli lineari sui servizi, non sugli sprechi», sottolinea Delrio.