Antonella Coppari
ROMA
LA RICREAZIONE

deve finire. Per l’ennesima volta Napolitano suona la campanella, richiamando all’ordine le forze di maggioranza e confermando di essere il collante che sorregge il Governo. Preoccupato per le furibonde liti degli ultimi tempi, culminate nel braccio di ferro sulla riforma elettorale, il presidente della Repubblica decide di muoversi non solo su un piano riservato ma di farlo anche su un piano pubblico. Dopo il pressing sui leader, ufficializza in una nota il suo scontento: basta minacciare il voto, avverte chi, come la Bindi, aveva utilizzato quell’arma per allontanare sgradite intese Lega-Pdl. «Spetta solo al capo dello Stato la valutazione su eventuali elezioni anticipate». Apre l’ombrello sulla missione europea di Monti che incontra nel tardo pomeriggio al Quirinale e — contemporaneamente — incalza i partiti a trovare una «larga intesa» sulla legge elettorale: «Anziché chiarirsi e avvicinarsi le posizioni dei partiti da tempo impegnati in consultazioni riservate sono diventate più sfuggenti e polemiche. Debbo dunque rinnovare il mio forte appello a trovare un’ampia convergenza». Questo, aggiunge dopo la bacchettata diretta al Pdl, serve anche «per rafforzare la credibilità del Paese sul piano internazionale» in questo momento.

IL RICHIAMO

cade nel Palazzo proprio mentre gli sherpa di Pdl, Pd e Udc cercano di rimettere insieme i cocci della trattativa. Che riparte — è vero — ma con grande fatica. Il tentativo resta quello di trovare un compromesso per arrivare a un «testo base» in commissione al Senato: lo scambio possibile, raccontano, è quello tra premio di maggioranza di coalizione e preferenze. In altre parole, il Pd dovrebbe accettare il premio al partito che prende più voti (non alla coalizione) e il Pdl mettere da parte le preferenze, su cui Berlusconi puntava per attrarre Casini che però — pur tentato — non mollerebbe per quello Bersani. «Intanto — gongola il Cavaliere — noi abbiamo dato il cerino in mano al segretario del Pd». Di altro avviso i democratici, pronti a rilanciare il doppio turno.
Si smorzano i toni, ma le distanze restano, tanto che tutti danno per scontato che la trattativa non si concluderà entro la prossima settimana, quando Palazzo Madama chiuderà i battenti, ma tutto sarà rinviato a settembre. Intanto, Quagliariello annuncia che questo pomeriggio presenterà in commissione Affari costituzionali il suo testo «che può essere una base — spiega il senatore Pdl — per arrivare a un accordo». Se ne parlerà in comitato ristretto, dove i partiti spiegheranno le proprie idee. Nell’attesa, ognuno tira per la giacca Napolitano: se i democratici osservano che il capo dello Stato «bacchetta il Pdl» e con Enrico Letta assicurano: «Ci muoveremo in linea con il suo appello», il Pdl gongola perché ha ripreso il Pd e le sue tentazioni di voto anticipato.