dall’inviato Leo Turrini
Londra
IL COLPEVOLE

c’è già. Alex Schwazer è reo confesso. Ieri sera al Tg1 lacrime e parole: «Dopo Pechino non sono stati anni facili. Avrei voluto una vita normale, vedere la mia fidanzata. Ma ora ho perso tutto... Mi sono allenato tantissimo per dieci mesi e in due settimane ho distrutto la mia esistenza. Avrò anche preso medicine sbagliate, non lo so, sapevo che faceva male. Ho fatto tutto da solo. Ma in passato ho vinto senza doping, perchè ero sereno e i miei valori ematici erano perfetti. Ora voglio solo lasciare i riflettori. Tornare all’atletica? Non posso, non devo. Chi viene coinvolto con il doping ha chiuso per sempre».
Il marciatore marcio l’avrà vuotato del tutto, il sacco? Sullo sfondo di una storia uguale a tante altre, resistono ombre, perplessità, misteri.

DA SOLO?


La versione di Schwazer, pentito a scoppio ritardato, cioè dopo essere stato beccato, è disarmante, nella apparente semplicità. Facevo tutto da solo. Ha comprato l’Epo tramite Internet. Alle iniezioni provvedevo io. All’insaputa di allenatore (Didoni), fidanzata (Carolina Kostner), parenti, amici.
Dura da mandare giù. Non serve una laurea in medicina per sapere che certe ‘operazioni’ richiedono quasi sempre assistenza. Soprattutto se effettuate, come sostiene l’oro di Pechino, in gran segreto.
Già sgomenta l’idea che Schwazer si sia abbandonato alle onde di Internet per scovare il ‘prodotto’ giusto. Rischiando pure la salute: e se al posto dell’Epo gli avessero spedito roba fasulla?
Il sospetto è che il Carabiniere stia coprendo qualcuno.

L’INCHIESTA.




Alcune risposte potranno arrivare dalle indagini già attivate dalla Procura del Coni. Inevitabile sembra poi l’intervento della magistratura ordinaria, essendo il doping punito come reato dalle nostre leggi. Quanto all’Arma, prossimamente inviterà Alex a rinunciare alla divisa. E’ il minimo, considerata la situazione.
Di sicuro, a Schwazer la Wada, l’agenzia mondiale che coordina la lotta al doping, non è arrivata per caso. I suoi ispettori sottopongono a controlli (frequenti) assi e bidoni dello sport planetario. Inoltre hanno un archivio continuamente aggiornato. Leggono tutto e verificano tutto. Ad esempio, il fatto che il marciatore frequentasse Saint Moritz aveva acceso la luce dell’allarme rosso. Motivo: nella località svizzera spesso si trova il dottor Michele Ferrari, da molti anni accostato a personaggi (vedi Lance Armstrong) accusati di aver usato le ‘competenze’ del medico per incrementare in maniera abusiva e illecita le loro prestazioni.
Schwazer sarà disposto a fornire chiarimenti in merito? O insisterà con la linea del ‘ho fatto tutto da solo’? Si rassegnerà ad una pesante squalifica sportiva o tenterà di ridurne la portata collaborando con gli inquirenti?
Infine, non sarebbe male se Alex spiegasse, una volta per tutte e in modo netto, perché mai nel 2010 aveva deciso di tagliare i ponti con Sandro Damilano al quale tanto doveva. Aveva paura del suoo rigore? Ne temeva la serietà?
Quante domande. Per un’unica certezza: che storia triste, amico lettore