di Silvia Mastrantonio

Roma, 9 agosto 2012 - Al mare ma con i libri dei test. Un esercito di neodiplomati è costretto a tornare agli studi in pieno agosto per preparare le prove di ammissione all’università a numero chiuso. Alcune facoltà sono strutturate in questo modo in tutta Italia e sono quelle di ambito medico. Medicina e Chirurgia, Medicina Veterinaria, Odontoiatria e Protesi dentaria sono tutte con ammissione tramite test. Limitati i posti che vengono stabiliti dal Ministero con mesi di anticipo e poi distribuiti tra i vari atenei. Lo stesso sistema è in vigore per Architettura. A livello locale, poi, i singoli atenei possono decidere di tramutare in numero chiuso altre facoltà. Avviene, ad esempio, per alcuni corsi di Scienze della Comunicazione, Psicologia, Economia, Scienze giuridiche. In questo caso, però, il calendario delle prove di ammissione non è nazionale ma viene definito dai singoli Rettorati e ne danno comunicazione tramite le segreterie. Anche per Ingegneria, molte facoltà si sono consorziate e la prova ha assunto carattere nazionale.

La scelta dell’indirizzo universitario è carica di valenze perché impegna la vita futura dello studente. Purtroppo, però, complice la crisi economica, succede che a volte lo sbocco professionale non risulti in linea con le aspettative dei giovani e delle loro famiglie. È un pericolo che si corre di più nell’ambito degli studi di tipo umanistico mentre, in quanto a occupazione, le facoltà scientifiche hanno percentuali di occupazione superiori.

Una ricerca dell’Università Milano-Bicocca, coordinata dal professore di Statistica economica Paolo Mariani, dimostra che continua ad aumentare la percentuale di chi viene assunto in un ruolo sotto-qualificato. La percentuale è salita dal 43% al 53%. L’indagine ha rielaborato i dati delle ricerche Stella-Cilea sull’occupazione dei laureati dal 2008 al 2011 e li ha confrontati con quelli della banca dati di Excelsior-Unioncamere.

È come se la schiera degli impiegati, categoria un tempo predominio dei diplomati, oggi fosse ingrossata dai laureati che svolgono mansioni inferiori a quelle relative al loro titolo di studio. La specializzazione, per diversi neoassunti, diventa un handicap rispetto al «saper fare un po’ di tutto». Le retribuzioni seguono lo stesso percorso e si attestano su livelli medio-bassi. La media totale è attorno ai mille euro. Soprattutto in ambito legale la media è peggiore: sui 670 euro. Va meglio ai giovani che trovano occupazione nell’area Finanza che arrivano a percepire, di media, 1.160 euro. Va considerato, poi, che i ragazzi oggetto della ricerca sono molto «motivati» e hanno concluso brillantemente gli studi con voti compresi tra il 106 e il 110, ovvero il massimo.

Ma non tutto è buio nel futuro dietro l’angolo. Restano opportunità inattese anche al di fuori dell’ambito strettamente universitario. Si tratta di quelle professioni sempre «scoperte», ovvero dove l’offerta c’è ed è consistente ma la domanda latita.

Il rapporto Excelsior Unioncamere del 2011 conta 117.000 posizioni che attendono di essere riempite. In Italia. Qui e ora. Gli operai specializzati, come elettricisti e specialisti in impianti termici sono molto richiesti dalle aziende ma, evidentemente, rarissimi. Così come non è difficile trovare occupazione per quanti optano per il duro lavoro del panificatore o del macellaio. Ci vuole preparazione in entrambi i casi e non sono mestieri nei quali ci si può improvvisare. Per questo, molte Regioni organizzano corsi specifici di formazione. In alternativa è possibile effettuare stage dopo l’iscrizione agli Istituti alberghieri. Ottime prospettive per chi sa andare per mare: steward, ma anche cuochi di bordo, non sono mai abbastanza.