Roma, 14 agosto 2012 - Vite di scorta, dalla mattina alla sera dietro a persone in vista, «vip», come li chiamano senza nascondere l’ironia. «Le personalità sono di due tipi: i magistrati e le alte cariche; per loro tanto di cappello. Poi ci sono, i politici o quelli famosi che in qualche modo vengono considerati a rischio. Ed è tutta un’altra cosa». Francesco, nome di fantasia, parla senza offrire riferimenti.

Perché tanta preoccupazione? «Basta una telefonata. Non ti metti mai a discutere perché basta una segnalazione che puff, via... Lui decide e tu stai zitto». Il posto di lavoro conta e i 1.600 euro che Francesco porta a casa ogni mese, servono. Così passano anche i capricci. «La sicurezza — spiega l’agente — è roba nostra ma molte di queste personalità se ne infischiano. Dico: non passiamo da quella strada che c’è un corteo di antagonisti. Lui, invece, insiste e vince». Solo impuntature? «Lasciamo perdere. Le lamentele maggiori che riceviamo? Perché la macchina con cui li andiamo a prendere non è abbastanza nuova, non è abbastanza potente. Quando non iniziano a reclamare perché non siamo vestiti abbastanza bene. Uno, alla fine, sbotta: “Ma lo sa che un agente ha diritto ad un’indennità di vestiario per 90 euro lordi all’anno?». Giornate da mille ore, anche quando il turno sarebbe finito e arriva l’invito. «Che fai? Tanto lo sai che questa è una vita pesante, che la famiglia te la scordi.

Se poi ti dicono: “vada pure, non serve” ti chiedi perché, allora, quella persona ce l’abbia la scorta se quando vuole può tornare da solo». Francesco ha frequentato la scuola di specializzazione della Polizia in Sardegna. «Adesso chiudono anche quella. Così si trovano a fare scorte anche persone non addestrate». C’è la crisi, anche se qualcuno non la sente. Come gli «ospiti» che Francesco scarrozza. «Tante volte ci sono situazioni imbarazzanti. La personalità va a cena e sono sempre ristoranti di livello. Tu che fai? Mica ti puoi permettere di mangiare per quelle cifre. Noi abbiamo un rimborso di 23.50 euro a pasto, se sei fuori piazza ma se rimani a Roma il rimborso scende a 7 euro». Vita massacrante e, a tratti, umiliante? Francesco annuisce ma rivendica: «Però io da portaborse non lo faccio, nè ora nè mai». E le compere? E la spesa? E le trasferte a Ikea che hanno inguaiato anche la Finocchiaro? «Diciamo che i problemi non sono mai “ad alto livello”». Con gli altri succede di tutto, fidanzate clandestine comprese. Ma il suo cruccio è un altro: «Chiediamo di essere tutelati con una preparazione adeguata. Perchè se le cose vanno male noi diventiamo quei “poveri ragazzi”».