di Lorenzo Sani

Roma, 17 agosto 2012 - Dove osano le 'Aquile', nome in codice delle scorte, non sono solo stenti e umiliazioni. «Certo, ci sono quelli che per 1.600 euro al mese sacrificano tutto, in primo luogo la propria famiglia, ma per quale ragione, allora, a quel posto riesci ad arrivarci solo se hai una buona raccomandazione?».
Andrea Maiolino tira un lungo sospiro. Non ha paura di metterci la faccia. Ex poliziotto, ha 45 anni e il dente avvelenato per l’amara fine della sua carriera in Polizia. Dal 1989 al 2006 è stato in forza all’Ispettorato Viminale. Era uno dei 350 agenti dedicati alla protezione delle alte cariche dello Stato, prima Vito Lattanzio, poi Nicola Capria, Gino Giugni, il padre dello Statuto dei lavoratori, infine Franco Frattini. «Nell’Ispettorato Viminale la politica conta moltissimo, più degli aspetti tecnici, delle attitudini e della preparazione. Grazie alla politica si sistema chi riesce a fare arrivare la telefonata giusta quando c’è una scorta interessante...».

Cosa intende per interessante?
«Intendo la scorta che prevede indennità aggiuntive: è vero che prendiamo 23,90 euro a pasto, però se sei nella scorta di Fini prendi altre indennità anche solo se esci dal Raccordo anulare. Lo dico col beneficio d’inventario perché è dal 2006 che non sono più in Polizia, ma fino ad allora, quando ero con Frattini, godevo degli stessi benefici di cui godeva la scorta del presidente della Camera: tra indennità e straordinari si raddoppiava quasi lo stipendio. Per questo erano e, immagino, sono ancora molto ambiti queste posizioni».

Anche lei ha avuto bisogno della raccomandazione?
«Certo, non mi vergogno ad ammetterlo: arrivai al capo della segreteria e mi tolsero dalla strada. Lo feci però a testa alta, perché il concorso lo vinsi tra 3.000 partecipanti, facevo karate, avevo una serie di competenze specifiche anche prima di arruolarmi e durante il corso fui il migliore, con tanto di attestato, su 70 allievi».

Accuse molto pesanti...
«Rappresentano però la verità. Per tanti anni questo è stato il mio mondo e il Reparto scorte l’unico cui sono appartenuto. Dovrebbe essere una elite che svolge una funzione tanto delicata, invece non è così. Non ho potuto fare il corso di guida veloce perché non c’erano fondi e per i due o tre di specializzazione che ho fatto coi Nocs, ho avuto bisogno anche in questo caso della raccomandazione. Se si facessero dei testi psicofisici e attitudinali tra gli agenti che fanno servizio scorte al Viminale, due terzi non li passerebbero. C’è gente in sovrappeso, che a stento parla italiano, che è troppo esuberante in servizio quando guida e usa il lampeggiante, o fa vedere l’arma, gente che guarda in camera e non verso l’esterno dell’area di sicurezza come dovrebbe, per finire in televisione. Salvo il 10% degli ex colleghi, solo i Nocs hanno la professionalità e l’addestramento per fare nel migliore dei modi il servizio».

Qualche esempio, per favore...
«Non faccio nomi, ma penso a un motociclista in divisa del nostro ispettorato, che portava ai funzionari del Viminale i biglietti del cinema o dello stadio dalla Questura. Ora è il capo scorta di una delle più alte cariche dello Stato. Penso anche al mio collega: rispose che il ministro Frattini ‘era occupato’. Lo cercava il presidente emerito Cossiga che non mancò di bacchettare, col suo sarcasmo, l’incolpevole Frattini. Dico io: ma si può rispondere al presidente della Repubblica che il ministro è occupato?».