Pier Luigi Martelli
MISANO ADRIATICO (Rimini)
«IL BYBLOS

... La sera dell’inaugurazione era un manicomio. Ci chiamavano anche dalla Germania. Non vi dico le telefonate da Roma. Politici, ma anche prefetti, generali e poi cantanti, calciatori... E il casellante dell’A14. Non vedeva la fine della coda in uscita: ‘Ma insomma, aprite il Byblos e non ce lo dite?’». A Jorg Pfister, che oggi si occupa di tutt’altro, web-marketing, brillano gli occhi. Dal 1985 al 2005 ha avuto l’Italia da bere ai suoi piedi. Suoi e quelli della sua famiglia. Il padre adottivo, Aldo Gennari, chirurgo capace di chiudere il locale alle 5 e di operare alle 7 o di giocarsi un appartamento a carte in una sera d’inverno. Poi la mamma, Monika Rud, arrivata in Italia con altri due bimbi, Andreas e Cristine.

MA LA STORIA

del Byblos inizia molto prima, quando nel 1970 Aldo bussa all’amico architetto Tausani per tirar su una villa come non si era mai vista. «Si sono trovati subito: innamorati dello stile Mediterraneo — cita Monika Rud sfogliando l’album —, ma a ogni nuova idea la casa si allargava e si allargava. Alla fine, Aldo si è ritrovato con una villa praticamente ingestibile da una sola famiglia». A quel punto, il colpo di genio. Chissà come, Giorgio Magrino, titolare del Bilbò di Cortina, viene a sapere di quella dimora in collina col mare ai piedi. E il Bilbò nel 1971 trova così la sua casa per le vacanze. «Fu un genio — ricorda Pfister —, perché esaltò quell’ambiente restituendo l’idea non di una discoteca, ma di una villa dove si faceva festa tra amici. Poi abolì l’orchestra e piazzò un dj di colore, mai visto. E inventò il ristorantino».

IL BILBÒ

regge fino al 1984. Pochi clienti ma buoni. Quelli di Cortina, spesso. Non più di 500 a sera, dal primo luglio al 31 agosto. Ma non è ancora il Byblos. «Quello nasce nel 1985, quando decidiamo di gestirlo in famiglia — dice Jorg — e cambiare nome. Eravamo tutti alle prime armi, un po’ spaventati: mio fratello Andreas al bar, Cristine alla cassa, la mamma a fare i conti in cambusa, io alla porta e mio padre alle pubbliche relazioni. Partiamo così, in sordina». Poi una domenica la svolta... «Aldo scambia una bottiglia di trielina per una tonica e finisce in ospedale. Noi tre fratelli ci guardiamo in faccia: e adesso? Fortuna vuole che il Peter Pan sia chiuso quella sera. Facciamo duemila ingressi, il record. Viene fuori una serata pazzesca, bellissima. E da lì parte tutto».

L’ALBUM

scandisce quelle notti: 1986, Vasco Rossi che se la ride con Cecchetto: 1987, Eva Grimaldi; 1989 Gianni De Michelis e Grace Jones; 1991, Alba Parietti e Jerry Calà; 1993, Fiorello e Jovannotti che se la cantano; 1995, Bonolis, Villaggio e Galeazzi; 1997, Asia Argento, Vieri, Inzaghi, Abatantuono e Pantani; 1998, Eddie Irvine, Casalegno e Hunziker; Emanuela Foliero, la Panicucci già avvinta a Fargetta, Boldi e Vale Rossi, Amii Stewart e tanti altri personaggi... «Ma chi non dimenticherò mai — racconta Jorg — è il conte Uberti Bona. Arrivava scortato da dieci ragazze da urlo e tre gorilla. Arrivava in elicottero e una volta ce lo prestò per quella che è stata la serata più folle di tutte. Avevamo fatto stampare 250mila dollari falsi e ne aggiungemmo 5mila veri. Poi li buttammo in mezzo alla pista dal cielo. Anche in campagna hanno cercato i dollari buoni per giorni...». Poi furono le argentine, le ragazze immagine che arrivavano dall’altra parte del mondo: «Erano bellissime, tutte di buona famiglia. Educate. Si innamoravano tutti. E qualcuna si è anche sposata molto bene. E Belen l’abbiamo portata noi in Italia».

PERCHÉ

è finito il Byblos? «È cambiata la gente — spiega Jorg —, il modo di stare in allegria. Adesso sei ostaggio dei pr e devi chiudere gli occhi su troppi vizi. Quando abbiamo capito di non essere più padroni in casa nostra abbiamo preferito lasciare. Peccato».