Beppe Boni
SESTOLA (Modena)
IL SEGRETO

non è scritto da nessuna parte, ma c’è. Basta annusare l’umore della gente di queste parti, montanari caparbi con principi solidi e con una propensione alla genialità un po’ romagnola. Lo slogan prevalente è «Non solo neve», per dire che il carosello del turismo continua d’estate. Qui ti fanno stare bene. Poche storie, pacche sulle spalle e molta buona tavola. Ricetta semplice, ma funziona.
D’inverno Sestola, con i suoi 50 chilometri di piste collegate, 21 impianti capaci di muovere 27mila persone l’ora, è la regina della neve in Appennino. Qui si ricordano i primi vagiti sciistici di Albertone Tomba e qui insegna alla scuola sci la sorella Alessia. In estate Sestola gioca la carta del turismo sportivo e del soggiorno discreto e moderatamente vip, senza luci della ribalta, ma con buona tavola tradizionale. Ci si fa convincere facilmente dinanzi a piatti di borlenghi e tortelloni burro e salvia con corredo di funghi. E nessuno sa resistere alla tradizionale tigella montanara con lardo.

IL «MAGO»


è Giorgio Pelloni, quello che in mondovisione le preparava ai traguardi di Coppa del mondo dell’era Tomba. Sestola sembra la Milano Marittima dell’Appennino, perché accontenta anche la vacanza formato famiglia. E infatti l’austerity qui si è sentita poco. La gente spende meno, i soggiorni sono più brevi, ma i 22 hotel e le 2mila fra seconde case e altre in affitto registrano il pieno. E il sindaco Marco Bonucchi è soddisfatto. Quassù, sotto l’osservatorio meteorologico del Monte Cimone dove i militari dell’aeronautica come monaci tibetani del terzo millennio studiano i capricci dei venti e delle polveri sottili, trascorrono le vacanze personaggi da copertina che cercano poco clamore e simpatia emiliana. L’altra sera al ristorante del campeggio imbucato nel verde il direttore Ulisse Pasquali, detto Il Moro, ha scodellato una batteria di pentole vuote a Tullio De Piscopo. Il mago delle percussioni, che ha moglie sestolese, non si è fatto pregare e con i cucchiai di legno ha improvvisato un concerto da stadio. Ovazione.
Ha sorriso perfino il burbero Renzo Ulivieri, numero uno degli allenatori, che qui possiede un bungalow. «Il miglior posto del mondo», dice a tavola Gaetano Coppi, presidente della Federsci negli anni d’oro e suocero dell’onorevole Franco Frattini, il quale a sua volta non manca mai alla gara sciistica dei parlamentari dove, lui maestro effettivo, ha anche incoronato Giulio Tremonti, maestro onorario. C’è però un club esclusivo. La partita a briscola fra Coppi, Luciano Magnani, direttore della scuola di sci sestolese e da tre mandati presidente italiano dei maestri, Luigi Quattrini, direttore degli impianti di risalita, e un quarto a sorte. Grandi imprecazioni. Non si capisce mai nulla, ma è uno show. Di solito c’è pure Flavio Roda, allenatore di Tomba e attuale presidente della Federsci. Con il suo sguardo da pellerossa non gioca a briscola, ma regala scampoli di saggezza sciistica.

NELLA GALLERIA


delle frequentazioni turistiche hanno scritto il nome pure Nilde Iotti, icona del Pci, Carlo Badini, sovrintendente della Scala, e Julio Velasco, mitico profeta del volley. Sestola ora cura il proprio look un po’ muscolare di capitale sportiva. E se d’inverno si registrano 400mila presenze, d’estate golf, tennis, equitazione, scherma con gli allievi che si allenano al palasport e ora il downhill (versione avventurosa della mountain bike) sono un business turistico. «A 800 metri abbiamo il campo di golf più alto dell’Appennino — spiega Quattrini, che appena molla gli sci imbraccia la mazza — con 9 buche e un campo pratica». Ma il tennis resta un brand. Appena può Paolo Canè, big degli anni Ottanta, lascia Brescia e viene in vacanza qui dove possiede una casa e tiene a battesimo il torneo estivo che correda l’attività del centro federale dove 22 maestri curano gli stage dei giovanissimi. Anche Francesca Schiavone si fa vedere spesso e quest’anno è arrivato pure Nicola Pietrangeli. Oggi però il turismo sportivo esplode con il downhill. Sul Cimone sono stati allestiti due percorsi che si snodano in un intreccio di 70 chilomeri: un rollerball da 5mila presenze da maggio a settembre. I «pazzi» delle bike salgono in funivia e poi volano giù nei boschi. Il traguardo prevede anche tigelle montanare.