di Andrea Cangini

Roma, 30 agosto 2012 - Con La Russa e gli altri ex An contro chi nel Pdl caldeggia una riedizione del governo Monti fondata su larghe intese. Contro La Russa e chi nel Pdl vorrebbe reintrodurre il voto di preferenza nella nuova, futuribile, legge elettorale. Senatore Matteoli, ma voi di An non eravate per le preferenze?
"Io sono assolutamente contrario. Tra le preferenze e i collegi non ho dubbi: meglio i collegi".
Per quale motivo?
"Il voto di preferenza esiste solo in Italia e ha come inevitabile effetto quello di mettere in competizione candidati dello stesso partito, incoraggiando ciascuno ad avventurarsi nella zona d’ombra dove la politica incontra il denaro".
Insomma, le preferenze sono un’istigazione alla corruzione.
"È così, inutile negarlo. Senza contare che, per come sono messi oggi i partiti, lo scontro interno sarebbe senza quartiere e si trasformerebbe in un massacro".
Come sono messi oggi i partiti?
"Lo vede, no? Non hanno più uno straccio di autorevolezza né di disciplina interna".
C’è un nesso tra legge elettorale e data delle elezioni?
"No, non c’è. Berlusconi vuole le elezioni per tornare al più presto a un governo politico, ma che siano a novembre o a marzo ormai non fa differenza".
Sicuro che Berlusconi si candiderà?
"Sicurissimo, a questo punto non può più tirarsi indietro".
Dicono che tragga vantaggi dalle larghe intese e voglia replicare lo schema...
"I processi a suo carico si moltiplicano e procedono speditissimi, Mediaset se la passa peggio che mai e il partito è al 20%. Quali sarebbero questi mitici vantaggi?".
Il partito al 20% non sarà mica solo colpa delle larghe intese?
"Delle larghe intese e di Monti, non c’è dubbio. Questo governo sta facendo a pezzi soprattutto il nostro elettorato: le imprese sono disperate, i cittadini vengono tartassati e nessuno è più libero di spendere i propri soldi come vuole. Ma insomma, se voglio bermi una bibita zuccherata saranno fatti miei o no? E questi sarebbero i liberali al governo?".
Monti sta lì perché voi avete fallito.
"Vero, e infatti ce ne siamo andati da soli e abbiamo votato 36 fiducie a questo governo. Ma non è servito a nulla: i numeri della lotta all’evasione fiscale sono analoghi ai nostri, la crisi non si attenua e le condizioni di vita degli italiani non migliorano. Anzi, peggiorano. Ce n’è abbastanza per rimpiangere la politica".
In Spagna c’è un governo politico, eppure...
"Non sono abituato a bluffare: la situazione è difficile e nessuno ha la bacchetta magica, ma se la democrazia ha un senso, occorre che ci siano le elezioni, una maggioranza e un’opposizione. In questo Bersani ha perfettamente ragione. Fare una campagna elettorale teorizzando larghe intese servirebbe solo a suicidare il partito. Non avrebbe senso".
Ha poco senso anche fingere che dalle urne uscirà una maggioranza in grado di governare.
"Io non fingo, io intendo governare. So che la maggioranza degli italiani non è di sinistra e mi fa piacere che Bersani abbia avuto l’onestà intellettuale di schierarsi con Vendola contro Casini".
Sembra solo tattica, dopo il voto tutto è possibile.
"Per me la parola ha un valore, se Bersani cambierà la sua sarà l’uomo più sputtanato d’Italia e i suoi elettori se lo ricorderanno".