Simone Russo
REGGIO EMILIA
«LEALTÀ

al Governo Monti, ma poi tocca agli italiani decidere chi governerà. Saranno gli elettori a scegliere, non i banchieri. Noi siamo pronti a prenderci le nostre responsabilità davanti all’Italia e al mondo». Pier Luigi Bersani lancia la sua campagna per la candidatura alle elezioni politiche del 2013 dal palco della Festa Democratica di Reggio Emilia. Mentre 5mila persone lo attendono con gli occhi fissati al palco, Bersani getta subito lo sguardo alle primarie e al dopo Monti: colpi di fioretto e di spada, qualche stoccata a Renzi, un volo sull’Europa (con una proposta di riforma che punti al modello degli ‘stati uniti’) e rilancia sui diritti ai gay.
Per ascoltarlo sono arrivati con oltre 50 pullman da tutta Italia. E così davanti al suo popolo Bersani chiede quello che molti della base vogliono sentire: il ritorno alle urne. «Noi diciamo, all’Europa e al mondo, davanti a mesi cruciali, che garantiremo la stabilità del governo Monti. E tuttavia parliamo della prospettiva delle elezioni, sempre naturalmente che Moody’s o Standard and Poors non ce le aboliscano». E poi via, continuando a dire qualcosa di sinistra: la finanza «deve pagare un po’ di quel che ha provocato, non deve più avere licenza di uccidere». Tolto il sassolino dello spread, c’è poi il controverso tema delle alleanze. Bersani non fa nomi, ma descrive: dice che il Pd prenderà «un impegno» con «tutte le forze politiche e civiche del grande campo progressista che siano disposte a prendersi le loro responsabilità». Un «impegno per il governo del Paese, che questa volta non potrà tollerare né incertezze, né ambiguità, né divisioni». Poi un invito all’Udc: «Vogliamo che il grande campo progressista si rivolga in modo aperto a tutte le forze moderate, costituzionali ed europeiste».

SI PROCEDE COSÌ,


per poco più di un’ora. C’è anche spazio per una puntura al governo («Chi dice che siamo fuori dalla crisi è un irresponsabile»). E per accarezzare chi tuona contro la Casta: «Non c’è ragione che un parlamentare o un consigliere regionale guadagnino più di un sindaco».
Sul finale, Bersani abbraccia una bimba ghanese di 4 anni, Ambra, e tratteggia un ipotetico programma di governo: «Si comincia dal primo giorno col chiamare italiani i figli di immigrati che studiano qui; si comincia rendendo ineleggibili corrotti e corruttori e andandogli a prendere il maltolto».
E il fantasma di Renzi che aleggia? Bersani non cita Matteo, ma garantisce «che dal prossimo anno le responsabilità verranno messe sulle spalle della nuova generazione». Il rinnovamento però, postilla, va «collegato a criteri di qualità e merito». Chiusura con il botto. La festa del Pd si era aperta con la polemica con Grillo (ricordate gli zombie?), e ora si chiude con una sberla ai grillini: «Di dirigenti del Movimento 5 Stelle non ne ho visto neanche uno nei territori colpiti dal terremoto». Detto in Emilia fa effetto.