dall’inviato


Giampaolo Pioli
NEW YORK
«NESSUN ATTO

di terrore resterà impunito. La violenza non scalfirà la nostra determinazione nel proteggere e diffondere i nostri valori in tutto il mondo». Barack Obama è determinato. Ha chiamato il presidente libico e quello egiziano nella notte. Sono state telefonate lunghe, preoccupate e dure, mentre due navi da guerra americane sono già in vista delle coste libiche con migliaia di marine a bordo e decine di droni hanno già iniziato a pattugliare i cieli di Bengasi, registrando migliaia di dati, telefonate, messaggi e contatti tra i possibili gruppi delle milizie terroristiche o estremiste, responsabili della strage dei diplomatici.
Per la Casa Bianca, l’assalto alla missione libica — che ha portato alla morte dell’ambasciatore Christopher Stevens e di altre tre persone — è un atto di guerra. Non importa che sia stato compiuto da Al Qaeda o da altri fiancheggiatori.
Da Tripoli, Obama ha avuto l’assicurazione che le autorità del post Gheddafi lavoreranno con gli investigatori americani (la Cia e il Pentagono) per individuare e catturare i responsabili. Probabilmente anche per eliminarli. Dal presidente Morsi è arrivata ieri la «tardiva» condanna del Cairo, che ha stigmatizzato le uccisioni ingiustificate in Libia, senza fare riferimento ai disordini davanti alle stesse ambasciate americane in Egitto e in Yemen che sono proseguite minacciose per tutta la giornata.

L’INTELLIGENCE



Usa sta lavorando con i servizi segreti e di sicurezza libici. Le prime indicazioni tenderebbero a considerare l’attacco «non pianificato in occasione dell’11 settembre», ma organizzato per rimarcare il potere delle milizie che lo hanno messo a segno. Il ministro dell’Interno libico Wanis al Charef ha confermato all’agenzia di stampa France Press che un gruppo di sospetti è già stato arrestato.«Non abbiamo fino a ora prove della presenza di Al Qaeda in qualità di organizzazione nel Paese — ha detto il nuovo premier libico Abu Shagura — ma ci sono alcuni gruppi di giovani, che non superano le 100-150 unità, influenzati dall’ideologia estremista di Al Qaeda».
Non è escluso che nelle prossime ore i droni possano già individuare e colpire alcune roccaforti dei gruppi armati estremisti, che ancora spadroneggiano in Libia, spesso tollerati dalla polizia. Definendo la situazione «tumultuosa» in tutto il Medio Oriente, parlando durante un’intervista del presidente Morsi, Obama ha affermato: «Non considero l’Egitto un alleato (anche se nel 1989 è stato inserito nella lista degli alleati Usa tra i Paesi non Nato, ndr), ma nemmeno un nemico. Giudicheremo volta per volta i passi del nuovo governo e del nuovo presidente, il quale ha garantito che proteggerà e farà rispettare le nostre sedi diplomatiche, mentre per quanto riguarda la Libia il nostro appoggio non verrà meno, ma non rinunceremo ad assicurare alla giustizia i reponsabili dell’assalto».

IL VIDEO


blasfemo e provocatorio che sta causando la sollevazione dei musulmani nel mondo contro le ambasciate Usa, non solo a Bengasi ma anche al Cairo e in Yemen, è stato definito dal segretario di Stato americano Hillary Clinton «disgustoso e riprovevole. Gli Usa respingono il contenuto del film profondamente cinico e denigrante nei confronti di una grande religione, che sembra creato allo scopo di provocare violenza e collera. Ogni leader responsabile deve condannarlo con forza». L’Arabia Saudita ha condannato con forza il «filmato blasfemo e offensivo». Rispondendo indirettamente agli attacchi di Mitt Romney (che è stato criticato per le sue affermazioni anche da molti colleghi del partito repubblicano), che lo aveva definito un debole, Obama ha ribadito: «Il mio obbligo è quello di concentrarmi sulla sicurezza del nostro popolo, che siano ricostruiti tutti i fatti e che vengano difesi gli interessi americani. Non è il tempo di discussioni ideologiche in giornate di lutto».