P.F. De Robertis

ROMA, 22 settembre 2012 - IL LAZIOe non solo. Il flusso di milioni e milioni di euro che discendono dalle Regioni e attraverso i consigli arrivano ai partiti è enorme. Appunto, non solo nel Lazio. Il costo annuo complessivo delle assemblee si aggira intorno al miliardo di euro, più o meno quanto la Camera dei deputati, e i soldi che vanno ai gruppi consiliari è in totale all’incirca il dieci per cento. Un centinaio di milioni. Soldi liquidi, cash, che i consiglieri regionali possono spendere per finanziare la loro attività politica e istituzionale, assumere a tempo qualche collaboratore, affidare consulenze interne al gruppo. Di fatto una seconda maxi-rata di finanziamento pubblico ai partiti.

I CONTROLLI spesso sono pochi e poco incisivi, e ci sono solo in alcuni casi. Certi consigli regionali, tra gli altri l’Abruzzo, l’Emilia Romagna, la Toscana, le Marche, la Lombardia, la Liguria fanno verificare le spese da revisori della Regione stessa. Funzionari interni dell’ente. Non siamo ancora al concetto del «revisore» terzo (tipo Corte dei conti o società specializzata), ma almeno «secondo e mezzo» sì. Altre regioni ci stanno pensando, a molte non gli passa per la testa e il controllo è affidato a uno dei questori dell’ufficio di presidenza, ossia a un consigliere che proviene e fa parte del gruppo che dovrebbe controllare. Il conflitto di interessi è evidente, e si capisce il motivo per cui i controlli in diversi casi si rivelano poco più che una finzione.
E dire che i soldi sono molti. Il Lazio nel 2010 ha destinato ai gruppi ben 8,5 milioni di euro, fondi che si sono divisi in parti non uguali i suoi 71 consiglieri. Non uguali perchè, per esempio, quelli che fanno parte di un monogruppo prendono più degli altri. In ogni caso una media di circa 120mila euro netti all’anno a testa, che si sommano allo stipendio di ognuno. Difficile da calcolare con esattezza, perché alla paga-base che tra stipendio e rimborso spese fisso è di 7.200 euro si aggiungono le indennità varie per cariche o carichine ulteriori e portano l’importo più o meno intorno ai diecimila. Per fare altri confronti, ai gruppi l’Emilia Romagna nel 2011 ha assegnato circa 3,5 milioni, mentre più generoso è stato il Veneto con 8 milioni di euro previsti nel 2012, comprensivi di una serie di oneri accessori.
Molti soldi anche in Sicilia. L’assemblea regionale ha previsto di spendere per questo capitolo nel 2012 ben 12,5 milioni di euro. È vero che i ‘deputati’ siciliani sono molti (in tutto novanta, un record) ma insomma 12,5 milioni sono tanti e in proporzione sono più di quello che spende il Lazio. Anche in questo caso fondi che vengono divisi tra i consiglieri. Diciamo un 120 mila euro abbondanti a testa. Tra l’altro i siciliani sono particolarmente prodighi con loro stessi.

OLTRE
allo stipendio di 5.390 netti, ognuno di loro prende una diaria esentasse di 3.500 euro mensili e in più una serie di forfait minori (spese telefoniche, rimborsi casa/sede dell’Ars) per un totale di 6.234 euro (calcolando i massimi) che portano tutto l’assegno mensile a 10.500. Salvo ovviamente cariche o carichine aggiuntive. Che sommata alla quota spettante al singolo dal totale dei fondi al gruppo (abbiamo detto 120mila euro circa all’anno a testa), porta la disponibiltà del singolo «depuratino» a un 21/23 mila a testa, al mese. Prodiga anche la Campania, che su un bilancio che si aggira sui 85/90 milioni nel 2012 ha previsto una spesa per i gruppi di oltre cinque milioni di euro.