ROMA, 24 settembre 2012 - DIMISSIONI. Alla Regione Lazio l’ipotesi che solo l’altro ieri la presidente Renata Polverini dava per tramontata, è di nuovo attuale. Ieri sera la governatrice è andata a Palazzo Chigi per chiedere al presidente del Consiglio Monti «una valutazione sulla situazione». «Un consiglio», dicono i bene informati la cui sostanza, in queste ore, è oggetto di seria riflessione. Potrebbe essere proprio questo ragionamento a convincere la governatrice alle dimissioni, molto più che le lettere di decadenza firmate, in serata, da tutti i consiglieri regionali del Pd, Idv, Sel e Mpa. Perché anche l’intera opposizione dimissionaria non può determinare la caduta della giunta, almeno fintanto che l’Udc deciderà di non sfilarsi. E dopo la «mossa» di Monti, questa prospettiva potrebbe essere ancora più vicina. In serata la Polverini ha spiegato la visita a Palazzo Chigi come un gesto di correttezza, considerata l’importanza del Lazio nello scacchiere nazionale. Poco dopo, un comunicato della sua maggioranza la incitava però a «proseguire nell’incisiva azione di governo». Pdl, Udc e Mpa si dicono «orgogliosamente al suo fianco».

LA SVOLTA si è determinata sul tardi, dopo una giornata che aveva visto il rifiuto netto di Pier Ferdinando Casini ad aderire all’appello-manifesto del Pd per le dimissioni. Nonostante la contrarietà di Rocco Buttiglione, presidente dell’Udc, Casini aveva scelto di resistere. I numeri della Pisana parlano chiaro: anche se si dimettessero tutti i consiglieri di opposizione (ai quali, peraltro, subentrerebbero i primi dei non eletti), il consiglio non decadrebbe. A fare la differenza, i 6 dell’Udc. Di qui il pressing del Pd sul partito di Casini e le «grandi manovre» in via Due Macelli. Beppe Fioroni, democratico dall’anima cattolica, è sceso in campo per sollecitare l’Udc a chiudere l’esperienza alla Regione.
Casini, però, spiegava: «La polemica del Pd mi fa scappare da ridere e da piangere. Si sono accorti ora che ci sono sperchi? Perché non se ne sono accorti quando hanno votato in ufficio di presidenza? Se noi vogliamo essere seri, vediamo lo schifo e cerchiamo di porre rimedio. Se vogliamo strumentalizzare allora ognuno fa quello che ritiene». Dopo aver escluso un avvicinamento della Polverini all’Udc («E’ falso»), Casini ha insistito sul disagio dei cittadini di fronte a simili vicende.

ACQUE AGITATE
anche nel Pdl. Per il sindaco di Roma, Gianni Alemanno «E’ necessario un azzeramento totale all’interno del centrodestra. Dobbiamo rifondare una realtà che ha bisogno non solo di valori, che ci sono, e di riferimenti politici, ma anche di comportamenti che rendano credibili questi valori. Abbiamo bisogno di rifondare il centrodestra con grande attenzione e capacità. Non possiamo continuare a vivere di espedienti». Per concludere, amaro: «Nulla è cambiato da tangentopoli».
Un po’ quello che ha sostenuto Guido Crosetto secondo il quale o si allontanano dal partito i personaggi deteriori o, in tanti, sbatteranno la porta. Il presidente dei deputati Pdl Fabrizio Cicchitto è più soft, ma conviene: «Occorre una profonda analisi autocritica». Nell’attesa, però, l’incertezza aumenta.

di Silvia Mastrantonio