Andrea Cangini
ROMA
Onorevole Santo Versace, che contributo può dare un illustre esponente della società civile al rinnovamento della politica?
«Finché la politica sarà fatta da questi partiti, nessuno. Non avevo grandi illusioni, ma vista dal parlamento la politica è moralmente orribile e concretamente avulsa da qualsiasi regola di buon funzionamento. Fosse un’azienda, sarebbe fallita. E infatti l’Italia è sull’orlo del default».
Cosa serve per affermarsi?
«Fare parte di un clan. In politica come nell’università domina la logica mafiosa, lo spirito di cosca. Il merito non conta... Sa cosa mi disse un importante politico quando accettai la candidatura del Pdl?».
Cosa le disse?
«Che ero pazzo: ‘Per poterti affermare in politica devi essere ricattabile. Se no vieni emarginato’, mi disse».
Lei è stato emarginato?
«Ignorato. Non sono l’ultimo venuto, qualcosa di importante nella vita credo di averlo fatto. Ritenevo di poter dare un contributo, ma i politici non vogliono contributi: vogliono solo voti o soldi. E infatti, lo sa qual è la verità?».
Qual è la verità?
«Che ormai la politica attira solo gli scarti della società civile: quelli che non sono riusciti ad affermarsi nelle professioni».
Lei perché si è candidato?
«Per passione. Ho sempre amato la politica, da ragazzo ero orgoglioso della mia tessera del Psi firmata da Nenni, ho figli e volevo dare una mano al Paese».
Legittimo considerarla un privilegiato con manie di protagonismo...
«Legittimo, ma sbagliato. Quando avevo sei anni mio padre mi disse: ‘Ormai sei un uomo, devi dare una mano’. E così cominciai a lavorare nei negozi dove vendevamo carbone vegetale».
Cosa pensa di Berlusconi?
«Stimo l’imprenditore, considero fallita l’esperienza del politico. Lo incontrai a quattr’occhi per la prima volta nel 2007, e subito lo attaccai: ‘Complimenti, vedo che avete abolito le province...’».
E lui?
«Non rispose. Sa, non credo sia abituato ad avere a che fare con gente che lo critica».



















Nessun uomo di potere lo è.
«Vero, ma lì gli yes man si sprecano...».
Lei ha lasciato il Pdl per passare con l’Api di Rutelli, perché?
«Lo ammetto, ho fatto un errore. Stimavo Rutelli e credevo intendesse contribuire al rinnovamento della politica».
Invece?
«Mi sbagliavo. Il caso Lusi mi aprì gli occhi e me ne andai».
Ora sta con Montezemolo. Non teme d’apparire un voltagabbana in cerca di ricandidatura?
«No, guardi, la candidatura mi è stata offerta da tutti, anche dall’Idv e dal Pd. Così come mio fratello Gianni ha cambiato la moda io vorrei cambiare il Paese. Perciò, nonostante tutto, non sono pentito d’essere entrato in parlamento e spero si creino le condizioni per spazzar via questa classe politica corrotta e incapace».
Qualunquista!
«No, realista. Chi ha portato il debito pubblico a questi livelli? Chi è che ha approvato la riforma del Titolo V della Costituzione dando alle regioni ancora più poteri? Berlusconi, Bersani e i loro accoliti. Ma ora basta!».
Da uomo della moda, come giudica lo stile di Batman-Fiorito?
«Ho una pessima opinione di lui, fatico a giudicarne lo stile».