Andrea Ronchi
L’AGO
della bilancia economica si è spostato verso Oriente e il golf non è sfuggito a questa legge. Cina, Corea, Malesia, Taiwan e Giappone costituiscono la fetta più grossa della torta legata alle palline con le fossette. Il mondo dei professionisti ha sempre più gli occhi a mandorla. Il ranking femminile vede ben 8 delle prime 10 della classifica arrivare dai paesi orientali. Tra gli uomini emergere è più difficile poiché la componente fisica gioca un ruolo importante. L’attenzione verso il golf da parte di questi paesi continua a crescere e con basi numeriche molto elevate presto saranno loro a dominare le scene. Il tour europeo ha organizzato ben 7 tappe del proprio circuito nel far east con montepremi totali di oltre 21 milioni di euro. E non è tutto. I resort più grandi si trovano in Cina, a Shenzen, Dongguan e Haikou nella Repubblica Popolare Cinese meridionale, c’è Mission Hill un complesso che conta ben 22 campi da 18 buche.

IL PAESE

precursore e anche leader del econ-golf orientale resta il Giappone. Anche in questo caso i numeri sono da capogiro. 9 milioni di golfisti attivi, il secondo mercato dopo quello statunitense, e circa 2.350 campi. I club a 18 buche hanno una media di 1.500 soci con 40.000 giri completati ogni anno e i circoli riescono ad avere un profitto che si avvicina al 10%.
Ma come viene vissuto il golf dai giapponesi? Ci sono due binari ben distinti.
Il primo riguarda le aziende che sono proprietarie della maggior parte delle quote dei circoli privati. Queste vengono inserite tra i benefits dei dipendenti o anche omaggiate ai clienti più importanti. Normalmente i manager giocano 9 buche, si fermano a pranzare e poi completano il giro. Nei golf club si concludono affari importanti o si fa squadra tra colleghi.

LE PERSONE



comuni giocano nei campi pubblici che però risultano essere sovraffollati e richiedono prenotazioni con oltre un mese di anticipo rispetto alla partita. Con spazi geografici limitati e molte persone che vogliono praticare per non perdere l’efficacia del proprio swing, sono fioccati i campi pratica. Si tratta di strutture circondate da reti altissime dove i giocatori possono andare ad allenarsi. La sola Tokyo ne conta quasi 100. Si va dalle 20 postazioni e 50 yards del Yaguchi Golf Center alle 300 piazzole con 250 yards di lunghezza del Lotte Kasai Golf. Il golfista entra in questi condomini senza pareti, inserisce la propria card e inizia l’allenamento tirando palline nell’area centrale. Nei più tecnologici la palla esce automaticamente sul tee evitando la fatica ma anche accelerando notevolmente la pratica. Il business consiste nell’avere il maggior numero di praticanti possibile che, oltre a creare un introito dalle quote d’ingresso (circa 5 euro) e l’erogazione delle palline (50 centesimi per 20 palline), usufruirà delle lezioni e della ristorazione. Quanto ci metterà il business ad arrivare in Italia? Certamente gioverebbe all’intero movimento golf.