Achille Perego
MILANO
L’OBIETTIVO

è siglare l’intesa entro il 18 ottobre per permettere a Monti di presentarsi al vertice Ue con in tasca l’accordo tra imprese e sindacati sulla produttività. Sarebbe, per un Paese che ha proprio nella bassa produttività un freno alla crescita, un altro forte segnale da mostrare ai partner europei. Così, dopo l’incontro di mercoledì sera in Confindustria, che ha segnato l’inizio della discussione tra i rappresentanti di aziende, banche, assicurazioni, cooperative, servizi e commercio e quelli dei lavoratori, imprese e sindacati si ritroveranno questa mattina per proseguire il confronto a livello tecnico.

SUL TAVOLO,

come ha riferito Susanna Camusso (nella foto Ansa con il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi), non c’è ancora un documento. Da parte sindacale, pur con alcuni distinguo (più scettici Uil e Cgil su un’intesa per il 18 ottobre, meno la Cisl) non ci sarebbero però pregiudiziali a una trattativa che parte dall’accordo del 28 giugno del 2011 per migliorarlo. Senza dimenticare che il governo, con la legge di stabilità, ha messo in campo 1,6 miliardi nel biennio 2013-2014 per la detassazione del salario di produttività. Dopo le dichiarazioni fiduciose del presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, ieri anche il vicepresidente di Confindustria Vincenzo Boccia si è mostrato ottimista. «Penso sia doveroso sforzarci di arrivare a un accordo nell’interesse di tutti». L’idea, ha aggiunto, è di aumentare le buste paga attraverso «uno scambio salario-produttività». Ma come si può concretamente aumentare la produttività di un Paese che nella classifica mondiale dell’attrattività per le imprese stilata da Grant Thorton è al 38° posto su 50 (prime sono Singapore, Finlandia e Svezia, la Germania è nona e gli Usa decimi)?
La risposta unitaria di Confindustria, Abi, Ania, Rete Imprese e Alleanza Cooperative è contenuta nella bozza del loro documento per la produttività.

TRA I PUNTI

principali figurano la possibilità di aumentare l’orario di lavoro e di renderlo più flessibile, una stretta sui permessi, il part-time per i lavoratori vicini alla pensione per favorire l’ingresso dei giovani e la riforma dell’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori che vieta l’uso di impianti audiovisivi e altre tecnologie per il controllo a distanza dell’attività dei dipendenti. La maggior produttività però passa anche da nuove e più certe regole sulla rappresentenza sindacale e da uno spazio maggiore al secondo livello di contrattazione (con aumenti legati agli obiettivi di produttività e partecipazione dei dipendenti agli utili) senza cancellare i contratti nazionali collettivi. Che dovrebbero prevedere anche la possibilità da parte dell’azienda di assegnare mansioni inferiori al dipendente.