Massimo Degli Esposti
MILANO
STIAMO VIVENDO

«i mesi del massimo stress per tantissime imprese italiane». Soprattutto per le piccole e medie, quelle a cui si rivolge con queste parole, dal Forum Pmi della Confindustria di Prato, il ministro dello Sviluppo Corrado Passera. La platea annuisce e rilancia. L’Italia non è un Paese per fare impresa, pensa. E una conferma arriva dall’indagine di Confartigianato che racconta come il 49,5% delle micro aziende (meno di 9 addetti) muoia prima di raggiungere i 5 anni d’età, frustrando una voglia di intraprendere che non ha uguali in Europa (6,6 aziende ogni 100 abitanti) e che è ancora il nerbo dell’Italia con un aumento degli occupati dell’1,2% tra il 2007 e il 2010.
Il presidente degli industriali Giorgio Squinzi definisce la situazione «drammatica» e ricorda che l’economia italiana dal 2007 è arretrata del 7%, terz’ultima in Europa dopo Grecia e Irlanda, perdendo per strada l’equivalente di 1,3 milioni di posti di lavoro e «decine di migliaia di aziende».
Ma la politica, lamenta il leader di viale Astronomia, «sembra vivere lontano dalla realtà e ha «smarrito il senso dell’emergenza e dell’urgenza». E aggiunge: «La buona politica è fondamentale per guidare il Paese, mentre il sonno e l’assenza della politica generano mostri che ci portano alla deriva».

LA SUA



è una critica generale e generica, in sintonia con l’esasperazione degli imprenditori in sala che lamentano l’eccesso della pressione fiscale, l’alto costo dell’energia, l’insopportabile costo del lavoro, la burocrazia; insomma, tutto quello che non va in Italia da vent’anni e non è stato aggiustato. Sull’operato dell’ultimo governo, però, il giudizio è diverso e le parole di Squinzi («il governo Monti ha fatto tanto in poco tempo») sono quasi identiche a quelle del ministro Passera («nessun altro governo avrebbe potuto fare in 10 mesi quello che abbiamo fatto noi»).
Entrambi, del resto, ricordano alla platea le condizioni di partenza.
«Senza Monti l’Italia e l’Europa starebbero molto peggio», chiosa Squinzi. Anche il vicepresidente di Confindustria Aurelio Regina apprezza «serietà, concretezza e lungimiranza» dell’attuale esecutivo e si augura che sia data «concreta attuazione all’agenda Monti». Si poteva fare meglio? Qui le posizioni divergono. Qualcuno in sala parla di «troppe misure palliative» e poche riforme strutturali vere sui nodi di cui sopra. Qualcuno, per esempio, definisce gli ultimi ritocchi all’Iva la strada sicura verso una recessione più grave e lo stesso Squinzi definisce il provvedimento che promuove la vendita di farmaci generici «un danno per le aziende che investono e innovano» e quindi un «pessimo modo per fare politica industriale».

PASSERA



si difende e racconta di un governo impegnato allo spasimo per «rispondere alla grande paura del futuro che attanaglia 50 milioni di famiglie». L’aumento Iva, aggiunge, era già legge col precedente governo, ed è stato dimezzato. In più ricorda che sono stati trovati 1,6 miliardi per stimolare accordi sulla produttività, la cui caduta è il vero spread competitivo italiano con un costo per il sistema di almeno 70 miliardi di minor fatturato per le imprese.
Prato, comunque, conferma che le Pmi hanno voglia di riscossa. «È finito il tempo delle contrapposizioni — chiude Squinzi rivolgendosi a chi punta a vincere le elezioni e a chi rappresenta i lavoratori —. È ora di dimostrare che siamo disposti a cambiare».