Stefania Consenti
MILANO
GLI SONO cambiati, in pochi giorni, gli scenari sotto gli occhi. Con gli accordi che si sono sciolti come neve al sole, con la Lega che l’ha ufficialmente scaricato e ha anche annunciato le primarie per scegliere il candidato governatore. E allora, Roberto Formigoni, alla guida da 17 anni della Regione «più virtuosa d’Italia», con le parole di Alfano che gli risuonavano nelle orecchie, la decisione l’ha presa eccome.

«SE DOMANI, (oggi per chi legge, ndr) la Lega confermerà la propria posizione, io darò l’avvio delle procedure per lo scioglimento del Consiglio regionale e per andare al voto al più presto. In una situazione difficile dal punto di vista economico abbiamo bisogno di uscire dall’incertezza», perché una campagna elettorale di sei mesi sarebbe «devastante». Insomma, il governatore non cede alla Lega e decide di assumersi la responsabilità di traghettare la Lombardia al voto. «Sì, cambio la legge elettorale e si va al voto, e io sarò in campo in una posizione che devo determinare», ha aggiunto con decisione. Deve essere difficile per uno come lui, immaginarsi fuori dal Palazzo dove ha regnato incontrastato. Venne eletto per la prima volta al Pirellone nel 1995 e poi, sempre rieletto, con un gran numero di preferenze, nel 2000, nel 2005 e nel 2010. Sognava di succedere, a Roma, a Berlusconi. Invece la sua crisi, precipitata in questi mesi, è stata di poco successiva a quella del suo leader di partito. Dopo aver attraversato con successo la prima e la seconda Repubblica, il Celeste prevedeva di essere un protagonista assoluto della terza. Ma le sue previsioni si sono rivelate un abbaglio. Ma lui è un «resiliente», quasi come Berlusconi, si rafforza nelle difficoltà. Così il Celeste che come ha giurato si «batterà come un leone», passato lo stupore, ha promesso «battaglia» e «non è necessario essere un candidato per farlo» ma l’importante è difendere, «non solo l’onore della Lombardia ma anche 17 anni di buongoverno». Che poi siano stati fatti degli «errori», il governatore lo ammette. D’altronde lo chiamano il «Celeste» ma anche se talvolta si è spinto a paragoni imbarazzanti con l’Altissimo, resta un umano in carne, ossa e spirito. «Ho pensato al bene della Lombardia — osserva — e credo che i fatti stiano a dimostrarlo. Non solo posso rivendicare la mia perfetta buona coscienza perché non ho commesso nessun reato e nessun atto contro la legge, ma posso rivendicare l’ottimo livello della mia azione di Governo. Chi altro può farlo in Italia?». Un errore, l’ha ammesso tardivamente, è stato inserire nel listino bloccato dentale Nicole Minetti. Ed è stato un errore, l’ha ripetuto anche ieri, riconfermare in giunta Domenico Zambetti, arrestato mercoledì per aver comperato voti dalla ‘ndrangheta, ma lui ha «giurato e spergiurato mettendosi quasi a piangere che non aveva nulla di cui rimproverarsi».