BOLOGNA, 6 novembre 2012 - NON SI PLACA lo scontro interno che scuote il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Già scomunicata dallider maximo per un’apparizione non autorizzata aBallaròBasta con la tv, è il vostro punto G», ha tuonato Grillo dal suo blog, scatenando un’ondata di polemiche per il riferimento sessuale), Federica Salsi, eletta in Comune a Bologna, ieri in aula è stata ‘ripudiata’ dai suoi due colleghi di gruppo. Massimo Bugani e Marco Piazza l’hanno isolata fisicamente, lasciandola sola, sedendosi in fondo, oltre i banchi occupati dal centrodestra. La Salsi — che sul caso Ballarò aveva già duellato di fioretto con Bugani — impugna la sciabola. E contrattacca. Con dure accuse a Grillo e alla sua gestione del movimento, fatta di «distorsioni ed errori che si stanno rivelando madornali». Legge in aula una serie di pesanti insulti ricevuti in Rete, denuncia «la violenza che spira dalla base» grillina. «Non potremo partecipare alla vita pubblica di questo Paese con questa grettezza — accusa —. Siamo un movimento, ma sembra a volte di comportarci come una setta». Grillo come Ron Hubbard? «Ho aderito a questo movimento perché ne condividevo lo spirito e le idee, ma non voglio che si trasformi in Scientology, in un mostro. Sono andata a Ballarò per questo», avverte la Salsi. E ancora: «Non si può procedere alla lapidazione pubblica se non la pensi come Grillo». Perché un movimento «non è un movimento sano se gli individui che la pensano diversamente dal capo o vengono buttati fuori o sono ridicolizzati e devono subire violenze verbali non immaginabili». La Salsi incassa la solidarietà di Rosy Bindi, vicepresidente Pd della Camera: «Non la conosco, forse la pensiamo diversamente su moltissime cose, ma se fossi stata in consiglio comunale mi sarei seduta accanto a lei».

BOLOGNA — dove peraltro il Vaffa-Day del 2007 segnò l’inizio del movimento — si conferma una piazza calda per il M5S. L’estate scorsa, sulla graticola finì il consigliere regionale Giovanni Fàvia, tradito da un fuorionda a La7 in cui denunciava la «mancanza di democrazia interna». Trovando immediata sponda proprio nella Salsi. Che ora si sente «tradita» da Grillo: «Proporre Antonio Di Pietro presidente della Repubblica è un tradimento. Non era nel programma e da nessuna altra parte».

Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, condivide il veto alle comparsate in tv imposto da Grillo. «Mettersi vicino ad altri tipi di politici ti fa apparire uguale a loro, non migliore», afferma. «A mettersi di fianco a politici che tante volte rappresentano il peggio di quello che noi non vogliamo essere si rischia di essere accomunati, fare gli stessi ragionamenti, seguirli in discorsi che non portano a niente». Intanto, a finire nella lista nera di Grillo sarebbe Agorà, programma di Rai3. Durante un servizio sul M5S, a Roma, fa sapere una nota della redazione, «ci viene detto che una segnalazione girata in rete ‘ha vietato di parlare con voi’». Dopo un paio d’ore «arrivano tre mail di diffida, con cui Andrea Vianello viene invitato a non mandare in onda il servizio».

Luca Orsi