Veronica Passeri

ROMA, 13 novembre 2012 - PRIMA tra le righe, poi più marcate nei toni, infine nette, al di là del fair play che è stata la cifra ricercata per tutta la serata. Alla fine nel match tv le differenze tra i cinque candidati alle primarie del Pd esplodono. I testa a testa vedono Bersani contro Renzi, poi il segretario contro il leader di Sel Nichi Vendola e di nuovo il governatore contro il sindaco di Firenze. Bruno Tabacci e Laura Puppato restano più defilati. Alla fine il sindaco esce vincitore ai punti. Sul podio Bersani e Vendola, ma Tabacci se l’è cavata bene.
Evasione, rientro dei capitali, tasse, patto di stabilità, alleanze, matrimoni e adozioni ai gay accendono le prime scintille. Il terreno dei diritti civili è da sempre un argomento spinoso per la coalizione di centrosinistra, basti ricordare come finì l’esperienza dei ‘Dico’.
Nello studio milanese di ‘X Factor’, ospiti di Sky, Vendola parte a testa bassa chiedendo di modificare la Costituzione per inserirvi «l’equiparazione dei matrimoni tra eterosessuali ed omosessuali», del resto, osserva, la Carta «è stata cambiata per inserire una volgarità come il fiscal compact». Sì, poi, alle adozioni ai gay perché «vogliamo diritti pieni non spezzoni di diritti». D’accordo Laura Puppato che esordisce con un «ma siamo nel 2012…».

Bersani si tiene ben lontano da una modifica di questo genere della Costituzione e propone, insieme a Renzi, il modello tedesco. Per entrambi resta sospesa la questione delle adozioni e non manca un po’ di imbarazzo perché il sindaco si trincera dietro la necessità di riformare la legge sulle adozioni (per gli etero) e il segretario invita a guardare quello che c’è succede: i bambini delle famiglie ‘arcobaleno’ (composte da coppie omosessuali) esistono, attenzione a non «fare leggi che possono avere l’effetto opposto». E Tabacci da «cattolico che sa stare al suo posto» si limita a «un’estensione dei diritti».

Ma ad aprire le danze, in tema di tasse ed evasione, c’era stata la vexata quaestio dell’accordo con la Svizzera per il rientro dei capitali all’estero indispensabile per Renzi, non altrettanto per Bersani considerate «le condizioni che ci sta chiedendo». E poi: Vendola e Puppato sono per la ‘patrimoniale’, il governatore chiede addirittura «una tassazione del 75% per i redditi da un milione di euro». La carta che si gioca Bersani, oltre «a un’imposta personale sui grandi patrimoni immobiliari» è: «Mai più un condono». E Renzi, invece, dice chiaramente ‘no’ ad altre tasse.

Tutti d’accordo almeno su un paio di temi: la necessità di ‘ritoccare’ la riforma del lavoro Fornero che Vendola bolla come ‘uno sfregio alla civiltà del lavoro’ e l’appello (modulato in varie sfumature di disillusione) all’ad di Fiat Sergio Marchionne a fare chiarezza. Il primo a dirlo è proprio Matteo Renzi che si rivolge direttamente al ‘dottor Marchionne’: “Io sono stato uno che ha creduto in lei e sono rimasto deluso. Da premier farò di tutto per portare in Italia Toyota e Wolkswagen». Stilettata da parte di Vendola: «Caro ingegner Marchionne io non le ho mai creduto...». Mentre Bersani ‘colpisce’ con la forza immaginifica del suo linguaggio: «A Marchionne direi: lei non sta parlando con uno a cui si può raccontare di tutto. Il ‘piano’? Mi faccia capire perché mi pare un poco osè».
Divisioni sulle alleanze: Renzi e Vendola dicono no a Casini, mentre Bersani apre.
Infine il fact-checking: tutti promossi o quasi. La “macchina della verità” realizzata con l’Università Tor Vergata ha rilevato su un ventina di frasi solo due casi (di Renzi e Vendola) di affermazioni parzialmente vere o non del tutto vere.