Stefano Grassi

ROMA, 13 novembre 2012 - CHI TOCCAil capo muore. Ennesimo strale di Zeus-Grillo su un misero mortale che osa dire il proprio parere. La scomunica si abbatte immediata. Senza diritto di replica. Col più rozzo e burocratico dei modi: la lettera dell’avvocato.
Sono bastate poche righe vergate dallo studio legale Squassi e Montefusco di Milano per mettere «fuori» Fabrizio Biolè, consigliere regionale piemontese del M5S con l’accusa, piuttosto fiacca invero, di essere già stato in passato amministratore locale con altre liste: «Le comunico la decisione del sig. Grillo di revocare l’autorizzazione all’utilizzo da parte Sua del nome e del marchio del Movimento 5 Stelle di cui egli è esclusivo titolare, astenendosi dal qualificare la sua azione politica come riferibile al Movimento stesso». Ma forse, l’inusitata violenza censoria Biolè se l’è tirata addosso, più che con il mandato bis, criticando la battuta di Grillo sul «punto G» televisivo della consigliere bolognese che aveva partecipato a Ballarò.
Sul suo profilo Facebook, listato a lutto dopo l’espulsione, il ‘reprobo’ ha provato a replicare in punta di diritto, spiegando quanto il ‘capo d’accusa’ sia inconsistente: il curriculum, pubblicato online, cita chiaramente i precendenti mandati. E rileva: «All’epoca mancavano candidati nel cuneese e l’M5S aveva optato per una tacita deroga».
«E’ evidente che quello che non è andato giù a Grillo — sottolinea un blogger — è la presa di distanza di Biolè dalle sue frasi sulla dissidente Federica Salsi». Per di più con un’intervista rilasciata a uno dei più odiati mezzi di stampa. «Trovo degradante e irrispettoso — aveva dichiarato Biolè il 4 novembre, commentando l’uscita di Grillo contro la Salsi — l’aver traslato la critica dal piano di merito a quello di attacco machista».

AL SILENZIO ufficiale di Grillo fa eco la paludata replica del capogruppo di M5S in Regione Davide Bono: «Non si poteva più andare avanti non rispettando una delle tre regole, finendo in pasto ai media un giorno sì e l’altro pure. Vedremo — sottolinea Bono — se Biolè vuole rimanere una risorsa per l’M5S, lasciando il posto al primo non eletto, oppure mandare a rotoli il lavoro di 3 anni».
Dal capo, invece, solo una risposta trasversale, in polemica con le vibrate proteste del mondo politico per la sua scarsa propensione democratica: «Questo Movimento viene pure tacciato di dittatura. Complimenti all’informazione all’incontrario».
E qualche riga più in là, en passant, fulmina pure Oliviero Beha che s’era fatto bello d’una presunta candidatura grillesca a sindaco di Roma.
«Non esistono nè candidature imposte dall’alto, nè autocandidature — scrive Grillo sul suo blog —. Il candidato non si chiamerà Oliviero Beha».