KUWAIT CITY
L’ITALIA
è sulla strada giusta e «proficua», è tornata «affidabile» ed è un’ottima opportunità per gli investitori stranieri grazie anche al fatto che una volta tornata la crescita, correrà più degli altri. Ma la fotografia è ad oggi. Per il dopo voto, invece, «non posso garantire». Mario Monti esordisce così rispondendo a chi gli chiede se le stesse garanzie che può fornire ora ai capitali stranieri saranno le stesse nel dopo elezioni. Sembra un monito, quello lanciato dal premier in Kuwait, prima tappa della sua missione del Golfo che ha tra gli obiettivi proprio quello di attrarre gli investitori esteri presentando i progressi fatti dall’ ‘azienda Italia’. Ma il messaggio è chiaro: «Non posso garantire per il futuro».

TENENDO

a precisare, ancora una volta, che la strada da seguire nel ‘dopo voto’ deve essere quella intrapresa dal suo governo. «Chiunque governerà in futuro — avverte — deve avere come obiettivo quello di continuare a garantire la trasformazione della società», lavorando su temi quali «la crescita, la giustizia, la lotta alla corruzione e all’evasione». Parole che fanno infuriare Nichi Vendola e Antonio Di Pietro. «Credo — dice il leader di Sel — che un presidente del Consiglio non possa lanciare strali sul futuro», mentre Di Pietro parla di «un ricatto bello e buono: o rivado io al governo, o agli investitori stranieri dico che non garantisco per l’affidabilità del Paese dopo di me». L’immagine dell’Italia che Monti ha cercato di restituire di in Kuwait comunque è quella di un Paese con un risanamento dei conti avviato e riforme messe in campo, soprattutto quelle contro la corruzione e per lo sviluppo, dove oggi è conveniente investire. Il premier, infatti, non dimentica l’importanza dell’apporto di capitali esteri per «la crescita». Un’Italia dove conviene investire visto che, rispetto alle sue potenzialità, è a ‘saldo’. Asset, equity, titoli, real estate, insiste Monti, hanno valutazioni «basse», sono «a buon mercato» e gli investitori «più avveduti», quelli che hanno capito la strada intrapresa, possono fare buoni affari: ci sono le condizioni, questo governo le ha create perché quei titoli e quegli asset si rivalutino.

NON SOLO.

A rivalutarsi sarà tutto il sistema Paese perché una volta rimesso in carreggiata , appena tornerà a crescere, correrà «più di altri paesi» visto che deve recuperare 10-15 anni di mancata ripresa. Monti lascia oggi il Kuwait per proseguire la missione in Qatar, in Oman e quindi negli Emirati Arabi. Ma non senza aver prima rassicurato l’Emiro e il suo governo che l’Italia è una buona ‘occasione’. E aver gettato le basi per una nuova spinta alle imprese italiane nel Paese.
Il premier italiano cita il piano 2010-2014 da 150 miliardi che il Kuwait ha messo in campo per rilanciare le sue infrastrutture, il settore petrolifero, la difesa e la sanità, aprendo anche alle azienda estere. E parla delle possibili commesse e gare a cui potranno partecipare le imprese tricolori, a cominciare da quella per la costruzione di 8 ospedali. Ma nei piani kuwatiani ci sono, forse soprattutto, le infrastrutture, dai porti agli aeroporti e alle autostrade. E le strutture petrolifere. Perché il Kuwait, che ha oltre l’8% di riserve mondiali di oro nero, punta ad aumentare la sua produzione: dagli attuali 3,1 a 3,5 milioni di barili al giorno.