MILANO
CHI EVADE le tasse deve cominciare a preoccuparsi per l’arrivo del nuovo redditometro?
«Non è la panacea di tutti i mali e non credo che il grande evasore, quello abituato a non pagare mai le tasse, si spaventerà — esordisce Nicola Forte

(nella foto), dottore commercialista con studio a Roma —. Ma non c’è dubbio che questo nuovo strumento, insieme con la limitazione all’uso del contante per i pagamenti dai mille euro in su e con le indagini finanziarie, sta facendo stringere le maglie del Fisco attorno ai contribuenti».
Rischiamo di essere tutti spiati dal Fisco?
«Il Fisco già oggi è in grado di incrociare molti dati, solo che prima la verifica si limitava ad alcune voci come la casa o l’automobile. Adesso, pur non arrivando a conoscere al cento per cento tutto quello che possiamo indicare facendo la prova del Redditest, ha ampliato enormemente i poteri d’indagine. Non dimentichiamoci che da aprile 2013 dovrebbe scatterà anche l’obbligo per le banche e gli intermediari finanziari di inviare all’Agenzia delle entrate i dati su conti correnti, investimenti, polizze assicurative».
Quindi controlli a tappeto?
«Non credo che il nuovo redditometro sarà automaticamente applicato a milioni di contribuenti. È probabile che si selezionino le dichiarazioni che presentano un maggiore indice di pericolosità, redditi inferiori agli studi di settore, lavoratori autonomi e società con bilanci ripetutamente in perdita».
Di per sè non ha il valore di un accertamento?
«Il redditometro è uno strumento a disposizione dell’Agenzia delle entrate, non si tratta di una dichiarazione dei redditi del contribuente. Di fatto è un software che permette di valutare la coerenza o l’incoerenza tra redditi e livello di vita».
Come fa il Fisco a sapere che cosa spendiamo davvero?
«Ovviamente non potrà mai conoscere tutto. Però, con l’introduzione dello ‘spesometro’ i commercianti al dettaglio, dal mobiliere al gioielliere, sono tenuti a trasmettere l’elenco di chi ha fatto acquisti superiori a 3.600 euro. In più i pagamenti oltre i mille euro devono essere tracciati. Per alcune voci di spesa, come quella al supermercato piuttosto che l’abbigliamento, il redditometro fa un calcolo automatico in base a indici ponderati che tengono conto del reddito, dell’area geografica, delle proprietà immobiliari».
Se il Redditest fa accendere il semaforo rosso che cosa rischiamo?
«Una lettera con la quale l’Agenzia delle entrate ci invita a presentarci per spiegare l’incongruità tra entrate e uscite. Un contradditorio dove, ricevute e scontrini alla mano, dobbiamo giustificare la nostra capacità di spesa. Anche le donazioni che un giovane precario può ricevere dai genitori e che, oltre i mille euro, non possono essere date in contanti, neppure in modo frazionato. Per passare però all’accertamento del reddito, sulla base dei riscontri del redditometro, bisogna attendere un decreto attuativo del ministero dell’Economia».
Lei consiglierebbe a tutti di provare il Redditest?
«Sì, senza temere che il Fisco possa utilizzare la prova per carpire i nostri dati, una paura infondata. Fare il test ci aiuta a capire se siamo o no in regola. Ed è proprio sul potere di deterrenza che conta il Fisco per spingere gli italiani a essere più corretti nelle dichiarazioni. Tanto che il test ha come anno di riferimento il 2011 per consentire, a chi scopre di essere a rischio, di correggere la dichiarazione dei redditi 2012: c’è tempo fino a settembre del 2013».
Achille Perego