Alessandro Farruggia
ROMA, 4 dicembre 2012 - E ORA, vuole Palazzo Chigi. Pier Luigi Bersani guarda avanti e, ieri sera, è volato a Tripoli per prima missione internazionale. «Le primarie sono state una bella avventura — sottolinea — ma la prossima è il governo». Il segretario sa che da un Renzi al 40% non può prescindere, e per questo dice che il suo sfidante «è stato protagonista di questa bella avventura, ci ha messo energie, freschezza. È una risorsa, come tutti nel nostro squadrone». «Spero — afferma — che Renzi voglia partecipare di più alla nostra discussione, alla nostra vita di partito. Bisogna parlarne con lui: abbiamo dei luoghi per farlo e possiamo inventarne dei nuovi». Il consiglio dei ministri, eventualmente.

MA PRIMA bisognerà arrivarci. Bersani sa che il rinnovamento è imprescindibile per riportare gli elettori alle urne e arginare il Movimento 5 Stelle. Ergo, promette «un governo del cambiamento, sia nel senso dei programmi che di una nuova generazione in campo. Ma una generazione — avverte — con un qualche presidio di esperienza. Energie fresche ma capaci di risultati». Per centrare l’obiettivo pieno servirà poi la mobilitazione di tutte le energie disponibili. E così Bersani pensa sempre più alle primarie per la scelta dei candidati alle prossime elezioni. Ma il come, dipenderà dalla legge elettorale. Certo, Vendola già mette dei paletti. Dice che le primarie «han seppellito l’agenda Monti» e un governo con l’Udc «non è una eventualità da contemplare». Ma Bersani non si scompone. «Vendola — chiarisce a Porta a Porta — non è affatto ininfluente, ma innanzitutto bisogna guardare a pesi e misure. E poi abbiamo fatto un patto che prevede una cessione di sovranità, cioè che si decida a gruppi congiunti». Un vaccino contro l’infelice esperienza con l’Idv, la scorsa legislatura. E così promette un esecutivo «con Sel ma anche espressione del civismo», che non faccia una patrimoniale generica «ma una imposta sui grandi patrimoni, con l’Imu alleggerita sulla prima casa». Giura che il suo governo non sarà «pappa e ciccia con i sindacati», neanche con la Cgil. Un governo di sinistra, gli dicono. «Il Pd è di centrosinistra replica lui». E a Vespa che lo punzecchia («Monti all’Economia e Vendola al Lavoro...») lui replica: «Lei è una persona spiritosa..».
Promette invece: «Io continuerò a sostenere quella linea di credibilità e di rigore che Monti ha portato. Intendo dire che Monti, nelle forme che riterrà e che si vedranno assieme, dovrà continuare a dare un contributo rilevantissimo a questo Paese». Se non sarà una candidatura al Colle, dipenderà solo dalla scelte di campo del premier. «Il primo a chiamarmi è stato Monti», dice. E aggiunge pure che sì, «per reggere i sistemi di welfare, per certi servizi viene il momento in cui ci vuole una contribuzione diretta». Il professore apprezzerà, Vendola molto meno.