ROMA
«NON SIAMO
ancora fuori dal guado ma c’è sicuramente una maggiore serenità, anche se, come dimostra il nuovo innalzamento dello spread, i tempi bui possono tornare». Il presidente del Censis Giuseppe De Rita non nasconde tutte le ombre dell’anno che sta finendo ma indica anche qualche luce. Nel presentare il rapporto sulla situazione sociale del Paese, ha commentato: «Abbiamo avuto un anno di autentica lotta per la sopravvivenza. Ora la crisi non è superata, ma almeno viene fronteggiata». Uno spiraglio in un quadro difficile che parla di famiglie al limite che vendono i gioielli, i mobili, eliminano sprechi e consumi secondo il principio del ‘risparmio-rinuncio-rinvio’. Gli italiani tornano all’orto in casa, per risparmiare, così come scelgono la bici per muoversi al posto dell’auto (visto il costo del carburante). Ecco le ricette anticrisi. Ma al centro del tornado finanziario c’è il ceto medio: calano le iscrizioni all’università (-6,5%); diminuiscono i mutui concessi (dal 2008 al 2011 - 20%); aumentano le vendite di beni anche immobili senza ulteriori acquisti.

NELLA LISTA

delle rinunce un posto importante lo occupano anche i viaggi. Sulla spesa, poi la flessione degli esborsi è stata del 2,8% nel secondo trimestre dell’anno è arrivata quasi al 4% in termini tendenziali. Il problema è anche il lavoro che manca: tra il primo semestre 2011 e lo stesso periodo del 2012, le persone in cerca di occupazione sono cresciute di 700.000 unità. Nel 2012 sono stati ‘bruciati’ 240.000 posti destinati ai giovani. Ma una luce c’è: l’occupazione femminile ha portato a 110.000 nuovi posti tra il 2010 e il 2011 con un saldo di +118.000 unità nel primo semestre 2012. Aumentano i crimini di strada e i reati (+5,4%). Che cosa fanno gli italiani che escono poco e viaggiano meno? Non leggono libri e neanche quotidiani. Per i giornali la quota è passata dal 67% di 5 anni fa al 45,5% di oggi. Va bene, invece, Internet: gli utenti sono il 62,1%.

CHI PUÒ

, in questa situazione, manda i figli a studiare all’estero nella speranza di un futuro migliore. Tra quanti lo fanno e quelli che lo sognano siamo a quota 82,8%. Però aumentano, ed è un segnale, i giovani iscritti agli istituti tecnici. Auspici per il domani? Ci sono, ma va superata la sfiducia nella politica. «È aumentata la distanza tra il popolo e il governo — ha spiegato De Rita — non per i sacrifici imposti ma per la diversa logica dei rispettivi interventi, non convergenti». In questo divario, ci si pone la domanda fatta propria da De Rita: «Perché dobbiamo sopportare governi in cui tutti vogliono governare ma nessuno è d’aiuto al nostro stress di sopravvivenza?».
Silvia Mastrantonio