ROMA
PROGRESSISTI e moderati si attrezzano per parare i colpi delloffensiva berlusconiana e premono per unaccelerazione verso il voto anche alla luce dellannuncio di dimissioni di Monti dopo il varo della Legge di Stabilità. In casa democratica quello che si vuole evitare è di dare sfogo a campagne antieuropeiste, populiste e contro il rigore del governo in carica. Insomma, non si devono regalare tre mesi di campagna elettorale a Berlusconi. Anche se il rinnovato asse tra i democratici e i centristi già provoca reazioni da parte di Sel. E una conseguente frattura anche allinterno delle forze montiane che dovevano marciare unite dietro la parola dordine del Monti bis. Intanto, considerato anche lo stop sulla legge elettorale, tra i progressisti si studiano le mosse per garantire la governabilità, con un occhio allincognita Senato, dove il premio di maggioranza è regionale. «È un anno che gli italiani si stanno sacrificando per evitare il baratro e oggi riemerge Berlusconi che vuole riportarci indietro di 5 anni. È veramente infantile ribaltare le accuse su Monti che ha ridato un minimo di credibilità allItalia», attacca Pier Ferdinando Casini, che si incarica di guidare il fronte dei difensori delloperato del governo in carica. A difendere in proprio loperato del governo, ieri è stato comunque lo stesso Mario Monti, mettendo in guardia contro «ritorni al passato», a quando lItalia rischiava di essere il detonatore che poteva far saltare tutta lEurozona. Anche per questo, ribadisce il Pd, serve chiudere in fretta un periodo di inevitabile turbolenza. «Non ha senso trascinarsi altri tre mesi se il clima resta quello di questi giorni. Lavoriamo ogni giorno da qui a Natale e poi, prima si va al voto, meglio è», dice il democrat Francesco Boccia che rimanda al mittente il via libera di Berlusconi alla conferma del voto a marzo. «Elezioni il 10 marzo? Sentiremo Napolitano, ma la situazione è delicata», fa notare anche Matteo Colaninno.
NEL FRATTEMPO, mentre si rafforza lasse tra Pd e centristi, fanno discutere le parole di Enrico Letta che parla apertamente di un ravvicinamento al cosiddetto centro montiano. «Non ho dubbi che faremo un governo insieme alle forze che sostengono Monti oggi», dice il vicesegretario del Pd che apre a tutte le ipotesi possibili. «Che questo debba avvenire con unalleanza con liste apparentate ora, o con un accordo dopo il voto, è da valutare. È una scelta legata anche al tecnicità della legge elettorale», spiega. «Unintesa con Monti è impraticabile, così come unalleanza con lUdc, come è stato ribadito da tutti durante le primarie del centrosinistra», attacca Gennaro Migliore della segreteria nazionale di Sel.
PROGRESSISTI e moderati si attrezzano per parare i colpi delloffensiva berlusconiana e premono per unaccelerazione verso il voto anche alla luce dellannuncio di dimissioni di Monti dopo il varo della Legge di Stabilità. In casa democratica quello che si vuole evitare è di dare sfogo a campagne antieuropeiste, populiste e contro il rigore del governo in carica. Insomma, non si devono regalare tre mesi di campagna elettorale a Berlusconi. Anche se il rinnovato asse tra i democratici e i centristi già provoca reazioni da parte di Sel. E una conseguente frattura anche allinterno delle forze montiane che dovevano marciare unite dietro la parola dordine del Monti bis. Intanto, considerato anche lo stop sulla legge elettorale, tra i progressisti si studiano le mosse per garantire la governabilità, con un occhio allincognita Senato, dove il premio di maggioranza è regionale. «È un anno che gli italiani si stanno sacrificando per evitare il baratro e oggi riemerge Berlusconi che vuole riportarci indietro di 5 anni. È veramente infantile ribaltare le accuse su Monti che ha ridato un minimo di credibilità allItalia», attacca Pier Ferdinando Casini, che si incarica di guidare il fronte dei difensori delloperato del governo in carica. A difendere in proprio loperato del governo, ieri è stato comunque lo stesso Mario Monti, mettendo in guardia contro «ritorni al passato», a quando lItalia rischiava di essere il detonatore che poteva far saltare tutta lEurozona. Anche per questo, ribadisce il Pd, serve chiudere in fretta un periodo di inevitabile turbolenza. «Non ha senso trascinarsi altri tre mesi se il clima resta quello di questi giorni. Lavoriamo ogni giorno da qui a Natale e poi, prima si va al voto, meglio è», dice il democrat Francesco Boccia che rimanda al mittente il via libera di Berlusconi alla conferma del voto a marzo. «Elezioni il 10 marzo? Sentiremo Napolitano, ma la situazione è delicata», fa notare anche Matteo Colaninno.
NEL FRATTEMPO, mentre si rafforza lasse tra Pd e centristi, fanno discutere le parole di Enrico Letta che parla apertamente di un ravvicinamento al cosiddetto centro montiano. «Non ho dubbi che faremo un governo insieme alle forze che sostengono Monti oggi», dice il vicesegretario del Pd che apre a tutte le ipotesi possibili. «Che questo debba avvenire con unalleanza con liste apparentate ora, o con un accordo dopo il voto, è da valutare. È una scelta legata anche al tecnicità della legge elettorale», spiega. «Unintesa con Monti è impraticabile, così come unalleanza con lUdc, come è stato ribadito da tutti durante le primarie del centrosinistra», attacca Gennaro Migliore della segreteria nazionale di Sel.
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