ROMA
L’UNICA
certezza tra i filo-montiani di tutte le provenienze è il paletto che ha posto il Professore: se mai ci sarà una lista Monti verrà stilata solo con chi ha votato la fiducia al governo, chi ha appoggiato l’agenda Monti. Per il resto, in attesa che il premier sveli le sue intenzioni, si rincorrono i nomi dei papabili per il Monti-bis o per il fantomatico partito del presidente. Gira già una bozza proposta da Montezemolo che prevede quote di lista: circa quattro posti su dieci ai montezemoliani, il 40% degli scranni all’Udc, il 15% ai finiani.
Sui nomi la trattativa è più aperta che mai. Una parte dei montezemoliani non vede di buon occhio la possibile candidatura di esponenti dell’Udc come il presidente Rocco Buttiglione o esponenti di Fli come Italo Bocchino o lo stesso Gianfranco Fini che secondo i sostenitori del ‘Manifesto per la Terza Repubblica’ apparirebbero vecchi e legati all’apparato dei partiti. Per non parlare, poi, della difficoltà ad attrarre i delusi del Pdl con un nome come quello di Fini. E poi c’è il mondo cattolico e le diverse sensibilità che rappresenta. Non è un mistero che la componente di sinistra guardi con interesse ad alcune aree del Pd — Andrea Olivero, presidente delle Acli, lo ha detto apertamente — e per questo ritenga un ostacolo certi nomi.
Sia Montezemolo sia lo stesso ministro Andrea Riccardi si stanno dando molto da fare ma finora hanno lasciato i loro destini personali (candidati o no?) avvolti dal mistero ed entrambi sono tentati dal fare i padri nobili del nuovo soggetto politico. Ieri è arrivato anche il ‘no’ del segretario della Cisl: «Bonanni resta alla Cisl, l’ho promesso e quando faccio una promessa la mantengo» ha detto. Di certo molto attivo è il presidente della Provincia autonoma di Trento Alessandro Dellai che ha spiegato come si stia lavorando al nome della lista che dovrà «corrispondere al progetto» messo in campo.

PROPRIO



per questo i rappresentanti del Nuovo centro — da Montezemolo a Casini a Olivero e Riccardi — non sono affatto contenti di far salire sul carro anche chi non ha appoggiato pienamente l’azione del Professore a cui hanno chiesto una parola di chiarezza. Innanzitutto non si può «far arrivare chi ha portato avanti una linea anti-europea e populista». L’unico che avrebbe le porte aperte pare sia Mario Mauro, capogruppo della delegazione del Pdl all’Europarlamento e ‘uomo forte’ di Comunione e Liberazione. Raccontano che i rapporti tra lui ed il capo del governo siano ottimi. Peraltro, secondo fonti parlamentari, Monti preferirebbe una sola lista. Ma gli accordi non sono affatto chiusi se è vero che è partita una raccolta di pre-firme, caldeggiata dai montezemoliani, un elenco di persone disponibili a cui chiedere la firma al momento opportuno.

ALLA LISTA

Monti guardano i pidiellini ‘montiani’ da Gianni Alemanno agli ideatori di Italia popolare, il contenitore che verrà lanciato domani al Teatro Olimpico di Roma: tra i protagonisti e candidati papabili (che, a quanto pare, dovrebbero lasciare il Pdl una volta sciolte le Camere) ci sono Franco Frattini, Alfredo Mantovano, Gaetano Quagliariello e l’area Cl.
Non basta, al rassemblement di centro sembra interessata anche l’area di esponenti del Pd che si riunisce attorno a Beppe Fioroni e che da settimane teme che l’alleanza con Vendola sposti troppo a sinistra l’asse della coalizione.
Veronica Passeri