Cesare De Carlo
WASHINGTON
NO,

non c’è una cultura della violenza nella società americana, dice Edward Luttwak, noto saggista americano. Il problema è un altro.
Quale?
«Ci sono troppe armi semiautomatiche, in giro negli Stati Uniti. Quelle automatiche sono vietate. E ci sono troppi negozi non registrati, mostre, Internet, per acquistarle senza controlli».
Rimedi?
«Basta applicare con rigore le leggi federali, senza bisogno di ritoccare la Costituzione (il diritto di portare armi rientra nel secondo emendamento)».
Lo propone anche Michael Bloomberg, il sindaco di New York, un repubblicano.
«Appunto. Bloomberg è presidente dell’associazione Mayors Against Illegal Guns, sindaci contro le armi illegali. 700 sindaci impegnati a ridurre il numero e l’uso delle armi da fuoco».
In Europa si mette in risalto anche l’aspetto culturale della questione
«E cioè?».
La violenza endemica della società americana.
«No. Non c’è. L’Europa dovrebbe ricordarsi che questa nazione non è nata per conquista militare, ma per espansione individuale. Furono i pionieri a conquistare il West. E a quei tempi se erano assaliti dagli indiani o perseguitati dal cattivo di turno, per difendersi non avevano che le proprie armi. Ecco perché, come si vede nei film, giravano con la pistola al fianco».
Nondimeno in Europa si parla di violenza quasi genetica.
«Sbagliato. Venerdì, lo stesso giorno della strage in Connecticut, un contadino cinese ha ucciso a coltellate 22 bambini. I giornali europei non ne hanno parlato».
Perché una tale differente reazione?
«Sarò brutale. L’Europa rivela la solita animosità nei confronti dell’America. Soprattutto ora che è in gravi guai economici. Molti europei non ci amano. Questo è risaputo. E allora ci criticano».
E invece?
«Invece dovrebbero considerare che siamo dalla stessa parte e non antagonisti. Fra una decina di anni le cose andranno meglio, molto meglio, per noi e per loro. Gli Usa saranno autosufficienti sia nel petrolio che nel gas naturale. E allora tutto sarà diverso nel mondo».