Massimo Degli Esposti
MILANO
CON UNO SPETTACOLARE

tuffo sotto i 300 punti, fino a 289, lo spread tra Btp e Bund tedeschi ha sfiorato ieri quota 287, obiettivo fissato dal premier Mario Monti per poter affermare di averlo «dimezzato» rispetto al giorno del suo insediamento, quando svettava a 574 punti. La chiusura, comunque in forte miglioramento a 296 punti, pari a un rendimento del 4,40%, e l’altrettanto positiva seduta di Piazza Affari (+1,10%) sono però solo in parte frutto della ritrovata fiducia sull’Italia, ieri ribadita dall’agenzia di rating Fitch che valuta la situazione dei nostri conti pubblici «sulla via della sostenibilità». Sulla brillante performance dei mercati influisce infatti anche l’allentamento della tensione finanziaria nell’Eurozona, grazie alle buone notizie giunte da una Grecia pur paralizzata dagli scioperi: Standard and Poor’s ha alzato il suo rating da ‘selective default’ a ‘B-’, con outlook stabile (ben otto gradini di rialzo) e la Bce accetterà da oggi anche i titoli di debito greci come collaterali per rifinanziare le banche. Frattanto tornano a puntare su Atene i più audaci investitori internazionali e Third Point, uno dei principali hedge fund mondiali, avrebbe guadagnato 500 milioni di dollari scommettendo sulla permanenza della Grecia nell’euro, secondo quanto rivela il Financial Times.

QUALCOSA

, infine, sembra muoversi anche sul fronte dell’economia reale come dimostrerebbe il rialzo superiore alle attese dell’indice Ifo sulla fiducia delle imprese tedesche, balzato in dicembre a 102,4 da 101,4.
L’impressione è che stavolta non si tratti del solito rimbalzo tecnico di fine anno, ma di un’inversione di tendenza più solida, basata sul fatto che la crisi del debito europeo e il «fiscal cliff» Usa stiano gradualmente rientrando. Sempre l’agenzia Fitch, nel suo rapporto sulle economie avanzate, prende atto che la crisi del debito europeo è entrata in una «fase di calma» anche se, avverte, resta il rischio che le riforme avviate «inciampino» nelle urne in Italia e Germania nel 2013. Tuttavia il fabbisogno finanziario dell’Eurozona scenderà quest’anno del 7% circa a 1.428 miliardi — molto meglio di Usa e Giappone — e il tasso medio di finanziamento scenderà da 3,9 al 3,3% (4,5% in Italia). Si torna così allo spread. Un «imbroglio» secondo quanto ribadito ieri dall’ex premier Silvio Berlusconi, una «febbre» che preoccupa, invece, per il presidente dell’Abi Giuseppe Mussari che lo ritiene «ancora troppo alto».
Dallo spread, ha aggiunto, dipendono ancora «molte cose» e potrebbe balzare fino a 750 «se derogassimo dal fiscal compact» di fatto avviandoci ad uscire dall’euro. Ipotesi «di fantasia» per il portavoce della Merkel, Steffen Seibert.