dall’inviato


Lorenzo Sani
ANCONA
QUESTA

non è la bella storia di Natale. Questa storia, oggi, è tutto tranne che una bella storia. È la storia di una donna ferita, riemersa dal buio del peggior trauma che potesse subire e che ora lotta disperatamente dopo aver visto sbriciolarsi il suo progetto di vita. Pensava di aver trovato la sua strada nel mondo, ma si sbagliava. Questa è anche la storia di una donna che si è ritrovata madre e della sua bambina. La bambina contesa in tribunale, figlia di una suora e di un prete, data in affidamento temporaneo a una coppia del Maceratese che vorrebbe adottarla.
La vicenda ha ancora troppi lati oscuri per poterne mettere a fuoco gli esatti contorni, ma più si scava, più si cercano conferme, più aleggiano invece scenari torbidi e raccapriccianti. Il legale che assiste la religiosa, che ha rinunciato ai voti, non sapeva che storia fosse trapelata quando lo abbiamo interpellato. Lì per lì ci ha gratificato solo col senso di stupore, perché non sapeva che questa vicenda, «rimasta segreta per dieci mesi», fosse assurta agli onori della cronaca, come si dice.
«Ritengo estremamente grave, in primo luogo per la minore, poi per la mia assistita, che sia ora di pubblico dominio prima della conclusione dell’iter giudiziario, con una rappresentazione della realtà parziale». L’AVVOCATO

della ex suora, sottolinea che «in ordine temporale la prima vittima di questa vicenda è stata la madre, poi, naturalmente, la bambina. La donna, di origine africana, è stata reputata idonea dai due periti nominati dal tribunale, è riuscita da sola a superare il trauma che l’ha colpita, in poco più di due mesi, quando ha chiesto di riconoscere la figlia. Non è vero che si sia fatta viva dopo quasi un anno».
Inutile forzare la mano al legale che di più non dice.
La donna avrebbe concepito e partorito la figlia nelle Marche. La bimba, che non fu riconosciuta dal padre, viene alla luce lo scorso anno, in questo periodo, qualche giorno prima di Natale. La madre è sotto choc, i periti che l’hanno esaminata hanno paragonato quei giorni e il successivo, difficile, percorso della sua vita, alla «elaborazione di un lutto». Toni forti che inducono a pensare al peggio, un peggio che imbarazza le istituzioni religiose fin troppo scosse da storie di sesso e di violenza, fisica o psicologica che sia.

LA MADRE



è la prima vittima di questa vicenda, ha ammonito il suo legale, la gravidanza non l’ha cercata, voluta, come accade tra adulti consenzienti. Ecco cosa sarebbe successo, quindi. E si vuole il più possibile tenere nascosto.
Eppure, non appena è stata in grado di ragionare col cuore di madre e la mente liberata dalle paure, ha chiesto di riconoscere quella bambina. La piccola, appena nata, venne data in affidamento. La mamma era in uno stato di prostrazione totale, in quel momento non era in grado di intendere e volere. Troppo forte lo choc che aveva subito. Troppo radicale il cambio di rotta della sua esistenza.
Il Tribunale per i Minori di Ancona ha vagliato la candidatura di diverse coppie che avevano superato il non facile iter richiesto in questi casi dalla legge che guarda all’esclusivo interesse del minore. La scelta è caduta su una coppia del Maceratese che lo scorso gennaio ha potuto accogliere la piccola. Poco più di un mese dopo, però, la madre naturale ha chiesto di riconoscere la bambina. Il tribunale, a conclusione di un’istruttoria lunga e meticolosa, accoglie la richiesta dell’ex suora, che nel frattempo ha trovato un lavoro, è stata dichiarata idonea a fare la madre e, dopo che è stata data esecuzione alla sentenza, ha potuto riabbracciare la figlia.

IL COLPO



di scena che rimette in gioco tutta la partita e ne sposta l’epilogo alla metà di gennaio coincide col passaggio in Corte d’Appello che, sollevando un’eccezione formale, cioè senza entrare nel merito, blocca tutto, negando anche la possibilità alla madre di incontrare la figlia. I coniugi del Maceratese, che a quanto risulta non sarebbero ancora tecnicamente ‘preadottivi’, tornano così a sperare.