Milano, 21 dicembre 2012 - Crisi senza fine per il commercio. Le vendite al dettaglio a ottobre cadono del 3,8%: solo il discount alimentare avanza dello 0,6%. Nell’ultima parte dell’anno, poi, secondo le associazioni dei consumatori le vendite sono calate ancora di più, oltre il 5%, mentre le previsioni delle spese natalizie in alcune città parlano di un tracollo del 15% rispetto allo scorso anno. E per quanto riguarda i consumi petroliferi, il preconsuntivo dell’Unione Petrolifera parla addirittura di un regresso a prima del boom degli anni Sessanta.

Nel complesso, in base ai rilievi dell’Istat, le vendite al dettaglio nei primi dieci mesi del 2012 risultano in calo dell’1,9%, a confronto con lo stesso periodo dello scorso anno. Cala sia il settore alimentare (-0,4%) che il non food (-2,5%), con la frenata più brusca per hi-fi (-6,6%) e strumenti musicali (-11,6%). A ottobre, in particolare, crolla anche la grande distribuzione, in discesa del 4,8% su base annua. Si salva solo il discount alimentare (+0,6%), mentre tutte le altre tipologie sono in perdita, dagli ipermercati (-6,7%) ai supermercati (-2,6%), passando per i piccoli negozi (-3%). Nella grande distribuzione - rileva ancora l’Istat - le vendite segnano una variazione tendenziale negativa sia per i prodotti alimentari (-2,5%) sia per quelli non alimentari (-6,7%). Anche nelle imprese operanti su piccole superfici si evidenzia una diminuzione sia delle vendite di prodotti alimentari (-3,5%), sia di quelle di prodotti non alimentari (-2,8%).

Per i consumi petroliferi, d’altro canto, siamo in presenza di un crollo epocale, pari all’11,4% a quota 63 milioni di tonnellate. Si tratta di un tonfo nettamente superiore persino a quello del 2009, all’apice della crisi dei subprime, quando i consumi calarono del 6,4%. Nel biennio 2011-2012 la discesa è stata di 11 milioni di tonnellate, cioè già la metà di quanto abbiamo perso nel decennio 2000-2010. La domanda di carburanti, spiega l’Up, sempre in crescita fino al 2004, nel 2012 è diminuita di quasi il 10%. La benzina, scesa sotto i 9 milioni di tonnellate, presenta oggi volumi che sono la metà di quelli del 2000, non compensati dalla crescita del gasolio che è aumentato del 27%. La flessione del gasolio nel 2012 (-2,5 milioni di tonnellate, pari al 10%) riflette la gravità della crisi economica.

La fattura petrolifera italiana per il 2012, però, aumenta per colpa del caro-greggio e del cambio euro-dollaro: 35 miliardi di euro con un aumento di circa 450 milioni (+1,3%) rispetto all’anno precedente, nonostante il calo dei consumi. Il Fisco ha invece incassato quasi 42 miliardi di euro, il 10% in più del 2011, il massimo in assoluto mai ricavato dalla tassazione del comparto.

Elena Comelli