Olivia Posani
ROMA
SLITTA

il vertice ai massimi livelli che doveva decidere in che modo Mario Monti si presenterà in politica. Nelle ultime ore sono andati avanti i contatti tra le varie anime centriste, ma il summit atteso per oggi alle 13 è stato rinviato. Qualcuno sostiene che il premier si pronuncerà solo dopo il discorso di fine anno di Napolitano, ma il punto sarà fatto comunque prima, anche perchè il tempo stringe. Evidentemente però non si vogliono creare aspettative prima di trovare la quadratura del cerchio, che al momento manca.

SI SA

che il Professore punta soprattutto sulla società civile e che ha intenzione di passare sotto la lente di ingrandimento tutte le candidature. Ed è proprio questo che complica la vicenda delle liste. Il premier sta valutando con molta attenzione l’ipotesi della lista unica non solo al Senato (dove la scelta è obbligata, visto le rigidità imposte dall’attuale sistema elettorale) ma anche alla Camera. Il problema è che l’anima più politica dei suoi supporter, cioè Udc e Fli, frena. Qualcuno parla addirittura di un braccio di ferro con l’ex rettore, che si sta convincendo che il contenitore unico dia un messaggio più chiaro e coerente agli elettori. Senza contare che gli permetterebbe di controllare direttamente ogni singolo nominativo.
Casini e Fini preferirebbero procedere sotto le loro insegne, anche per avere mano più libera nelle scelte. Sono però pronti anche ad accettare la lista unica, purchè ci sia una serie di garanzie. Si dice che l’Udc chieda per sé il 50% dei candidati. Schierati sull’ipotesi di andare al voto con una offerta politica diversificata sono Montezemolo e Riccardi. Ma anche tra fondatori di Verso la terza Repubblica c’è chi fa notare come il superamento della coalizione elettorale dia maggiormente l’idea di un progetto politico compiuto e maturo. A chiarire un po’ il quadro è l’ex senatore Pd, Piero Ichino: «So che si sta lavorando per arrivare alla lista unica anche alla Camera. I nomi saranno passati al vaglio di Monti per evitare che sotto la sua agenda si possa riciclare la vecchia politica. Lui ha ripetuto che non si devono fare personalismi, quindi è sui contenuti dell’agenda che si deve agire, ma il suo nome ci sarà».

UN NOME


su cui da settimane punta il Vaticano che benedice la scelta del Professore di «salire in politica». Parole che, scrive oggiOsservatore Romano, suonano come «un appello a recuperare il senso più alto e più nobile della politica che è pur sempre, anche etimologicamente, cura del bene comune». Per il quotidiano della Santa Sede «è questa domanda di politica alta che probabilmente la figura di Monti sta intercettando». A Monti guardano anche i cattolici di Confcooperative e i transfughi del Pdl. Giuliano Cazzola, uno dei massimi esperti di lavoro e previdenza si è sfilato da tempo. Ieri Mario Mauro, presidente del partito al parlamento europeo e l’ex An Alfredo Mantovano, hanno incontrato i collaboratori del Professore per fare il punto sul loro futuro. Anche Carlo Giovanardi avrebbe cercato contatti, ma a quel che si dice, senza successo. Sembra invece arricchirsi la squadra dei ministri che dovrebbero far parte del nuovo movimento che probabilmente si chiamerà «Con Monti per l’Italia». A Passera, Riccardi, Catania potrebbe aggiungersi anche la Cancellieri.