Giambattista Anastasio
MILANO
CONTINUA

ad essere un dialogo tra sordi, quello tra Pdl e Lega Nord in vista delle elezioni politiche e regionali di febbraio. Un dialogo tra sordi scandito da esternazioni spaccatimpani di un Silvio Berlusconi mai così prodigo di attacchi. E a tutto campo: dal premier Mario Monti a colui che si è definito il «Monti lombardo», vale a dire, l’ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini, reo di essersi candidato alle regionali con una lista autonoma da Pdl e Lega Nord, fino a Gianfranco Fini e «al suo partitino dell’1%». «Monti — punge Berlusconi — ha ragione a dire che sale in politica perché aveva un rango inferiore a quello di presidente del Consiglio. Io ho detto che ‘scendo in campo’ perché avevo un rango superiore». «Il signor Albertini — punge ancora il Cavaliere — ha governato Milano per 10 anni grazie ai voti nostri e della Lega. Ora è stato colto da un’improvvisa ambizione personale e si è candidato rischiando di non consentire a noi di mantenere e rafforzare l’allenza con la Lega. Una decisione incomprensibile e inaccettabile». «Sono una persona umilissima che si è messa al servizio delle propria regione», gli replica Albertini. Ma al di là delle polemiche, la grande incognita in casa centrodestra restano le alleanze. Il Berlusconi che si vuole futuro premier propone a Roberto Maroni la vicepresidenza del Consiglio dei ministri in cambio dell’appoggio ad un candidato leghista alle regionali (è in corsa lo stesso Maroni), ma il segretario federale del Carroccio fa sapere che è lui a dover e poter dettare le condizioni. «Oggi i sondaggi — sprona Berlusconi — danno il Pdl al 20%, poi bisogna aggiungerci il 2 di La Russa. In 15 giorni siamo andati su di 8 punti e mezzo circa, ci sono ancora 60 giorni, puntiamo al 40%».

E ANGELINO

Alfano ripete il mantra: «Siamo in una fase di recupero che ci può portare al successo, credo che l’allenza sia nel bene della Lega». «Il Carroccio — prosegue il segretario del Pdl — se vuole allearsi con noi lo può fare, ma deve sapere che il nostro candidato premier è Berlusconi. Noi abbiamo dato la disponibilità a sostenere Roberto Maroni in Lombardia. O insieme sia in Lombardia che alle politiche o separati»: un ultimatum. Ma Maroni non si scompone: «No grazie, nessuno scambio, men che meno per poltrone romane. Noi abbiamo il nostro progetto, l’euro-regione del Nord, chi è d’accordo ci può sostenere, altrimenti amici come prima». Il segretario leghista ribadisce di essere pronto alla corsa solitaria: «Quando siamo andati da soli, abbiamo sempre guadagnato voti. Siamo pronti a correre da soli, sia in Lombardia sia a livello nazionale: non c’è nessun problema». Toni più moderati in serata: «Berlusconi ci faccia capire che intende fare, è da mesi che si discute. Noi — assicura Maroni — non siamo spaccati, a giorni decideremo sulle alleanze». Sembra escluso che la riserva possa essere sciolta stasera al «Berghem Frecc». Più facile che succeda a gennaio.