MILANO, 29 dicembre 2012 - PIÙ di un euro al secondo. Quasi 70 al minuto, 36 milioni l’anno. «Una separazione di diamante», per dirla con Paolo Pillitteri, il sindaco che sposò Silvio Berlusconi e Veronica Lario il 15 dicembre 1990 a Palazzo Marino. Difficile dargli torto. Ogni mese il Cavaliere dovrà staccare un assegno di mantenimento da 3 milioni di euro all’ormai ex coniuge.

È LA decisione della nona sezione civile del Tribunale di Milano, che ha chiuso così la causa di «separazione non consensuale» formalmente intentata dalla seconda moglie dell’ex premier, all’anagrafe Miriam Bartolini, il 3 maggio 2009, dopo lo sfogo via lettera in cui definiva «ciarpame senza pudore» la possibile candidatura in quota Forza Italia di «veline» alla tornata elettorale delle Europee. Il deposito del verdetto è arrivato lontano dal clamore mediatico, a cavallo di Natale. Un verdetto che soddisfa Veronica, come filtra da fonti legali vicine all’ex coppia. Anche perché l’asticella fissata dal Tribunale (le disposizioni potrebbero variare in sede di divorzio) è tanto vicina alla richiesta iniziale della Lario (43 milioni l’anno) quanto distante anni luce dalla controproposta avanzata da Berlusconi (non più di 300 mila euro al mese). Nel quantificare la cifra, il collegio giudicante ha tenuto pure conto del fatto che la moglie è uscita dalla causa senza proprietà immobiliari: nessun riferimento, infatti, alla tanto amata Villa Belvedere di Macherio (120 mila metri quadrati per un valore stimato di 78 milioni), che resta al Cavaliere. «La somma serve perché il coniuge mantenga lo stesso tenore di vita di quando la coppia conviveva — spiega l’avvocato Anna Bernardini De Pace —. Conoscendo i giudici della nona sezione, credo che il calcolo sia stato rigoroso». Un calcolo lontanissimo da quelli che quotidianamente si fanno in Italia per casi del genere: secondo l’Istat, l’assegno mensile corrisposto al coniuge economicamente più debole ammonta a circa 450 euro. Cioè meno di quello che la Lario incasserà ogni 7 minuti. «Queste cifre sono un’offesa, una coltellata al cuore delle tante persone che arrancano — tuona l’europarlamentare pidiellina Iva Zanicchi — in questo momento preelettorale rappresenta un attacco a Berlusconi».

RINCARA l’ex direttore del Tg4, Emilio Fede: «Questa è la riconferma del fatto che a Berlusconi la giustizia costa cara, molto, troppo cara». Dalla sentenza, che non mette bocca sul patrimonio societario del Cavaliere, emerge infine che entrambi i protagonisti della vicenda hanno rinunciato a chiedere la separazione «con addebito» all’altro coniuge di «un comportamento cosciente e volontario contrario ai doveri nascenti che derivano dal matrimonio», come «la violazione del dovere di fedeltà coniugale». Non un dettaglio, viste le premesse.
Nicola Palma