Giambattista Anastasio
MILANO
SE È VERO

che i gesti valgono più delle parole, allora il film andato in onda ieri a Milano sul tema “alleanza Pdl-Lega Nord” si presta a poche interpretazioni. Roberto Maroni all’ultimo minuto sceglie di disertare l’incontro con Silvio Berlusconi, Angelino Alfano, Denis Verdini e Roberto Formigoni fissato per le 14 in via Rovani. Qui arriverà solo Roberto Calderoli e solo alle 16. Un’ora più tardi, a vertice in corso, lo stesso Maroni terrà a far sapere via Twitter di essere al lavoro nella sede della Lega, in via Bellerio, per «preparare la campagna elettorale, più agguerrito che mai». Come a dire: non ho tempo da perdere. Il vertice in via Rovani finirà intorno alle 18.30. A quel punto Alfano sembra deciso ad andare in via Bellerio, ma non risulta che l’incontro ci sia stato. Detto altrimenti: il Carroccio prosegue sulla linea oltranzista. Ai berlusconiani sembra chiedere una resa più che un accordo. Per l’esattezza, Calderoli ha ribadito ieri ai vertici del Pdl che la Lega della ramazza non può sostenere la candidatura a premier di Berlusconi. Serve il passo indietro del Cavaliere, serve che il Pdl decida di puntare, alle Politiche, su un nome diverso.

«SERVE

— sintetizza Matteo Salvini, segretario nazionale della Lega lombarda, maroniano doc — uno slancio in avanti». Altrimenti l’alleanza alle politiche non si può fare. «La Lega — dichiarano tra i denti i pidiellini a vertice concluso — non può dettare le condizioni in casa nostra: il candidato premier lo scegliamo noi». Insuperabile il nodo-Berlusconi, Calderoli ha proposto al Pdl un’alleanza limitata alle regionali lombarde. Trovando, però, il rifiuto degli aspiranti alleati: «Uniti ovunque o separati ovunque» è la sintesi. Ma tra le condizioni poste dalla Lega per l’alleanza c’è anche la questione fiscale. Il Carroccio chiede al Pdl l’impegno a sostenere, in Lombardia e a Roma, un provvedimento che consenta di «tenere a casa nostra — twittano prima Maroni e poi Salvini — il 75% delle tasse che paghiamo, per aiutare giovani, famiglie e imprese». «Questo impegno per noi viene prima dell’eventuale ritiro della candidatura di Berlusconi — spiega Salvini —. Roma viene dopo, la riforma fiscale è un punto cardine del nostro programma per la Lombardia: se il Pdl non può garantirci questo impegno perché deve badare al meridione, andiamo da soli ovunque». Eppure in casa Pdl c’è chi assicura che alla fine l’alleanza si farà.