Rossella Minotti
MILANO
BRACCIO

di ferro Lega-Pdl, braccio di ferro all’interno del Pdl. Centrodestra in un ginepraio sempre più fitto per politiche e regionali. Soprattutto non si scioglie il nodo Lombardia, quello cruciale. Dopo la fumata nera di sabato, con il Popolo della libertà che non trova l’accordo col Carroccio, l’alleanza si fa sempre più difficile. Sul versante Lega, Roberto Maroni, candidato governatore che con molti dirigenti sarebbe favorevole a recuperare il patto di ferro che ha consentito di governare in Lombardia e di tenere il Senato, deve tener conto di una base militante e dei salviniani che dicono: meglio perdere da soli che con il Pdl.

GIÀ,

perché nel frattempo crescono le quotazioni di Gabriele Albertini, candidato governatore per i centristi lanciato dal presidente uscente Roberto Formigoni. Cresce nei sondaggi, l’ex sindaco di Milano, ma anche nel Pdl c’è chi comincia a pensare che, dopotutto, Albertini è ancora nel Pdl ed è sin dall’inizio in pista, per giunta con una campagna elettorale di peso. Rilancia invece sul nome di Maria Stella Gelmini il coordinatore lombardo Mario Mantovani, ma aggiungere un terzo nome significherebbe avvantaggiare in modo decisivo il candidato di centrosinistra Umberto Ambrosoli. Maroni lancia l’ennesima provocazione: la candidatura a premier del sindaco di Verona Flavio Tosi che, consapevole, dichiara: «Rappresentare il movimento è sempre un onore. Mi rendo conto che non sarò mai presidente del Consiglio, ma sarà una sfida per aiutare il movimento».

SIAMO

in pieno tatticismo. Nuovi match Pdl-Lega sono previsti dal 2 gennaio, con Ignazio La Russa che si offre come mediatore fra Maroni e Berlusconi. Ma non è solo il veto messo alla premiership di Berlusconi che impedisce l’alleanza. Il segretario Angelino Alfano non condivide soprattutto il punto principe del programma Lega: lasciare il 75% delle tasse in Lombardia significherebbe distruggere il sistema fiscale e l’immagine di partito nazionale del Pdl. E un ritiro di Silvio Berlusconi ormai è difficilmente ipotizzabile. Scatenato, il Cavaliere si è nuovamente scagliato in tv contro Monti, che definisce «una delusione. Da capo dei tecnici si è trasformato in vice capo di Casini e si è unito a un’anomala armata Brancaleone che fa da ruota di scorta alla sinistra. Un governo tecnico non votato dagli elettori è già stato una parentesi di sospensione, ma che i tecnici si trasformino in politici credo sia una scorrettezza doppia». Poi insiste: «Un accordo con la Lega non può che essere globale, locale e nazionale, altrimenti non c’è nessuna ragione di sostenere un candidato leghista in Lombardia. Non è una ritorsione, è una conseguenza politica».