Roma, 14 gennaio 2012 - È CACCIA all’ultimo voto utile e non c’è posto per gli schizzinosi. Era facile prevedere fin dagli ultimi convulsi giorni di vita del governo Monti che l’operazione «liste pulite», con lo scorporo delle norme sull’incandidabilità dal testo della legge anticorruzione, avrebbe avuto un percorso tormentato nel clima della campagna elettorale. Così, in una regione «ad alto rischio» come la Campania, il Pdl si orienta verso il via libera alla ricandidatura di Nicola Cosentino (questa volta al Senato), ex sottosegretario e coinvolto in due processi per contiguità alla camorra. Lui, ieri in prima fila ad una manifestazione di partito accanto ad un altro parlamentare uscente sotto processo, Alfonso Papa, ha detto «finalmente qualcuno ha letto le mie carte» commentando la posizione assunta dal commissario regionale del Pdl, l’ex Guardasigilli Francesco Nitto Palma. Le sue proposte per la composizione delle liste arriveranno a Roma fra un paio di giorni, ma intanto Palma rispondendo ai giornalisti ha dichiarato: «Per Cosentino ho detto più volte di aver avuto possibilità di leggere le carte. Dal mio personale punto di vista ritengo non ci sia un accettabile impianto accusatorio».

ALLA MANIFESTAZIONE elettorale di Napoli partecipavano anche il Governatore Stefano Caldoro e l’ex ministro Altero Matteoli. Che ha allargato il discorso a tutti gli altri casi in cui si pone il problema delle scelte in materia di incandidabilità. «Le sentenze passate in giudicato vanno considerate sempre con la massima severità, ma non prima: Berlusconi lo ha ribadito in modo netto negli ultimi giorni e e questa è la linea che il partito, in blocco, deve portare avanti», ha detto Matteoli. Lasciando così la porta aperta a chi, come il senatore Marcello Dell’Utri (in attesa del secondo verdetto d’appello a Palermo, dopo l’annullamento con rinvio deciso dalla Cassazione), non ha ancora una condanna definitiva sulle spalle. Caldoro, invece, era stato più problematico, mentre fra le candidature del Pdl in Campania per il Senato circolavano quelle di altri due inquisiti: l’ex braccio destro di Tremonti, Marco Milanese, e l’ex presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro. «Sono un garantista da sempre — ha dichiarato Caldoro senza fare nomi — Però devono esserci anche scelte politiche, responsabili».

MA ANCHE nel centrosinistra non sono messi benissimo. Nonostante Bersani abbia detto, nei giorni scorsi, «non ricordare» se ci siano indagati nelle sue liste, Beppe Grillo ha subito preparato un promemoria che comprende Caterina Romero, condannata per violazione della legge elettorale. E poi: Vladimiro Crisafulli, rinviato a giudizio per abuso d’ufficio in concorso; Antonio Papania, che ha patteggiato una pena di 2 mesi per abuso d’ufficio. E l’elenco è sicuramente incompleto.

Bruno Ruggiero