Roma, 14 gennaio 2012 - ‘’Noi siamo aperti ad una collaborazione non per uno scambio di favori ma per firmare un patto per le riforme e per la ricostruzione del paese’’. Così Pier Luigi Bersani, in un’intervista al Washington Post, rilancia la proposta di un’intesa con Mario Monti e i centristi dopo il voto alla domanda se, in caso di necessità, dopo le elezioni, il Pd raggiungerà un accordo con il Professore per formare un governo stabile e che cosa offrirà in cambio del sostegno. “Noi siamo pronti a collaborare - dice -. Non a uno scambio di favori ma a stringere un patto per le riforme e la ricostruzione del Paese”.

APERTURA AI MERCATI - Pier Luigi Bersani ha lanciato un messaggio rassicurante su un futuro governo di centrosinistra. “I mercati non hanno nulla da temere, purché accettino le fine dei monopoli e delle posizioni dominanti”, ha sottolineato il segretario del Pd. “Capisco che possa sembrare bizzarro vedere la sinistra italiana che apre i mercati”, ha sottolineato, “ma questo deriva dal fatto che in Italia la destra non ha una tradizione liberista, ma tende a essere statalista ed è più influenzata dalle lobby professionali”. 

SU BERLUSCONI - ‘’Berlusconi è il responsabile della fine anticipata del governo Monti. E Monti non l’ha apprezzato per niente. Noi abbiamo mantenuto la nostra promessa di sostenere Monti fino alla fine, abbiamo mantenuto la nostra promessa sebbene non fosse facile. Cosi’ ora noi stiamo a guardare’’. Cosi’ Pier Luigi Bersani risponde sul perché il Pd sembra restare a guardare lo scontro elettorale tra Mario Monti e Silvio Berlusconi.

PATTI FISCALI CON LA UE - “Noi siamo quelli che hanno portato l’Italia nell’Euro”. Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, intervistato dal Washington Post, risponde a una domanda sulla linea del Pd in caso di successo alle elezioni rispetto ai patti fiscali con la Ue. “Noi siamo il partito più europeista nel nostro Paese. Non un partito socialista ma un partito democratico. Noi lavoreremo per migliorare i patti che appaiono insufficienti a garantire la crescita, ma non faremo nulla per tradirli”.

E quando gli si ricorda che l’accordo con Nichi Vendola parla di uno stop alle misure di austerità dei bilanci che non combattono la disoccupazione o la ingiustizia sociale, il leader Pd spiega: “L’austerità dei bilanci deve diventare una regola ma in combinazione a politiche di crescita. Noi confermiamo l’austerità ma accompagnata da una intelligente politica di crescita. E’ una questione che le forze progressiste europee stanno discutendo, lo stesso Obama ha chiesto all’Europa che vede in questa direzione”.