dall’inviato Pino Di Blasio

SIENA, 26 gennaio 2013 - PER OTTO ore ha assistito imperterrito allo psicodramma dell’assemblea degli azionisti Mps, incassando accuse di inadeguatezza, interventi in forma di sonetti, maledizioni al cielo e alla passata dirigenza, inviti a farsi da parte e a nazionalizzare la banca, a venderla a emiri arabi o mandarini cinesi. Poi ha risposto, con decisione e senza nascondere nulla. E ha finito la sua lunga giornata all’auditorium del Monte dei Paschi, con il piglio di un domatore capace di ammansire tigri molto meno feroci del previsto.

ALESSANDRO Profumo ieri ha voluto dimostrare di essere un presidente nocchiero, capace di portar fuori il Monte dei Paschi dalla tempesta perfetta in cui si è cacciato. «Da quando questo consiglio si è insediato, il 27 aprile — ha detto in uno dei tanti passaggi forti — abbiamo rivoluzionato questa banca. Abbiamo varato un piano industriale, deciso aumenti di capitale, rinunciato a 100 dirigenti e sostituito i vertici dell’area finanza. Nessuno avrebbe scommesso un euro sette mesi fa su questi risultati. Il nuovo Monte dei Paschi non sarà il terminale di nessuno, avrà l’unico obiettivo di generare valore per la comunità senese, facendo bene la banca e niente altro».

DICHIARAZIONI di orgoglio, di indipendenza dalla politica, di serenità anche sui fronti giudiziari personali. Come l’attesa per l’inchiesta Brontos sulla presunta frode fiscale. «Dimostrerò la mia estraneità alle accuse» ha ribadito Profumo. Frasi che ruotano sulla decisione dell’assemblea: con il 98,75% delle azioni presenti, ha dato la delega al consiglio di ricorrere a un aumento di capitale da 4,5 miliardi per i Monti bond. Una dotazione che servirà per tappare le falle nei conti. 600 milioni serviranno per pagare due anni di interessi, 1 miliardo e 900 milioni per rimborsare i Tremonti Bond, 2 miliardi per rimpinguare il patrimonio e assorbire, con 500 milioni, le perdite scoperte con i famigerati derivati «Alexandria», «Santorini» e «NotaItalia». Poi bisognerà tornare a fare utili, la previsione è «chiudere il 2015 con 600 milioni di proventi». In caso contrario un’altra delega prevede un ulteriore aumento di capitale da due miliardi.

MEGLIO riassumere la giornata con parole chiave, con le risposte di Profumo e le speranze di Gabriello Mancini, presidente della Fondazione Mps, che vorrebbe restare ancora a lungo «azionista di riferimento della banca» e si è detto pronto all’azione di responsabilità contro Mussari. La prima è «nazionalizzazione». Ai tanti che paventano l’impossibilità di rimborsare i Monti Bond e di essere costretti a girare al ministero dell’Economia azioni Mps, il presidente Profumo replica: «I Monti bond sono un supporto pubblico, se la banca non fosse in grado di rimborsarli, il Governo diventerebbe azionista di maggioranza. Ma noi abbiamo la volontà di rimborsarli per cassa. La nazionalizzazione non rientra nei nostri piani». La seconda password è «azioni di responsabilità». Un coro si è levato dall’assemblea per «far pagare» all’ex presidente Mussari e all’ex dg Vigni le colpe di affari disastrosi. «Faremo tutto cio che ci è richiesto di fare. Ma prima dobbiamo sapere ciò che risulta dalle indagini della magistratura per capire quali sono gli strumenti più adeguati per tutelare il patrimonio. Agiremo quando un’eventuale azione non arrecherà danni alla banca. Noi non tentenniamo». Alle bordate di Beppe Grillo, Profumo replica: «Non c’è nessun buco di 14 miliardi». Messaggi anche ai senesi e alla Fondazione. All’orizzonte, c’è l’ulteriore aumento di capitale da un miliardo, riservato ai privati. «Non abbiamo nessuna indicazione sull’ingresso di nuovi soci». C’è ancora tempo.