di Iacopo Scaramuzzi

Città del Vaticano, 22 febbraio 2013 - Sono i "convitati di pietra" al Conclave che eleggerà il successore di Benedetto XVI. Temi spinosi, questioni torbide, vicende che hanno coinvolto anche alcuni cardinali che si chiuderanno nella Cappella Sistina. Il Conclave, in realtà, non ha un’agenda prefissata e le discussioni sono riservate. Ma c’è da giurare che verranno al pettine alcuni nodi emersi negli ultimi mesi, a partire da pedofilia, Ior e Vatileaks. Gli abusi dei preti sui minori hanno segnato il Pontificato di Ratzinger.

Benedetto XVI ha maturato una linea di ‘tolleranza zero’ che ha creato più di un malumore dentro e fuori il Vaticano. La recente vicenda del cardinale statunitense Roger Mahony — domani deporrà in un’aula di tribunale americana con l’accusa di avere insabbiato le denunce — è solo la punta dell’iceberg. Ieri è stato sentito dai giudici anche il cardinale di New York Timothy Dolan. Lo scandalo aleggerà al Conclave. Non è detto che determini l’elezione del nuovo Papa – il cardinale di Boston Sean O’Malley, campione anti-pedofilia, è "papabile" – ma verosimilmente bloccherà l’ascesa di cardinali con qualche "ombra" nel loro passato, compresi i porporati vicini a Wojtyla che non vollero vedere le accuse — poi formalizzate da Benedetto XVI — al fondatore dei Legionari di Cristo Marcial Maciel.

C’è poi il nodo delle finanze vaticane. Non solo perché alcuni paesi — Stati Uniti e Germania in primis — donano ingenti somme alle casse del Vaticano e vogliono contare anche nell’elezione del nuovo Pontefice. Lo scontro degli ultimi tempi tra "banca vaticana", procura di Roma e Bankitalia, il siluramento di Ettore Gotti Tedeschi e la nomina del nuovo presidente Ernst von Freyberg a ridosso della rinuncia di Benedetto XVI hanno creato nuovi malumori tra i cardinali non romani. Anche qui, non verrà scelto un Papa-manager, ma è probabile che i cardinali eviteranno candidati privi di senso pratico e oculatezza pastorale.

Infine, la fuga di documenti riservati che ha spinto il Vaticano, nei mesi scorsi, sull’orlo di una crisi di nervi. La vicenda si è conclusa con l’arresto, la condanna e, infine, la grazia del maggiordomo del Papa. Ma Benedetto XVI ha affidato a tre cardinali — Julian Herranz, Josef Tomko e Salvatore De Giorgi — una parallela, discretissima indagine, conclusa con un dossier segreto consegnato al solo Benedetto XVI. Decine di interviste avrebbero fatto emergere nomi, cognomi e dettagli di una Curia attraversata da veleni, trame, cordate di potere.

Il settimanale Panorama scrive che emergerebbe anche il ruolo di una potente ‘lobby gay’. Sarebbero coinvolti cardinali della vecchia guardia wojtyliana, ex nemici coalizzati contro Benedetto XVI e il suo segretario di Stato Bertone. "Non ci sono né commenti, né conferme, né smentite", si è limitato a dichiarare il portavoce vaticano, il gesuita Federico Lombardi. I tre cardinali ‘detective’ dovrebbero essere ricevuti dal Papa nei prossimi giorni. Il Papa potrebbe anche decidere di togliere il segreto al rapporto. Di certo, il suo contenuto potrebbe bruciare qualche candidato.