Elena G. Polidori
ROMA
NON SI VOGLIONO

adeguare alla casta, ma neppure trasformarsi in «francescani» e rimetterci di tasca propria, come pare sia già successo a qualche omologo «onorevole» siciliano. Ma vogliono governare. Loro sostenuti dal Pd, non viceversa. Grillo vuole un governo a cinque stelle sulla base di un programma di 20 punti. Nessuna alleanza, nessun referendum per decidere l’alleanza con il Pd. Niente. Alla fine di quasi cinque ore di nuovo conclave grillino, in una Roma fradicia di pioggia, dall’albergo dell’Eur scelto per la riunione «organizzativa» del gruppo, spunta fuori la vera novità politica del giorno targata M5s: prendere in mano il governo del Paese. Niente di più e nulla di meno. Le alleanze dipenderanno da «chi convergerà su questo programma — hanno spiegato ieri i capigruppo Roberta Lombardi e Vito Crimi — allora contribuirà a costruire il governo con noi».

NESSUNA

indicazione sulla figura del candidato premier che «verrà svelato solo se Napolitano accetterà la nostra proposta; non facciamo da stampella a nessuno». Bocciata ancora una volta, dunque, l’ipotesi di un’alleanza di governo col Pd nonostante il neo deputato Ivan Catalano avesse parlato, entrando nel meeting, di «grande fibrillazione nel movimento» e di una sostanziale spinta dalla base per andare verso l’alleanza col Pd. Mentre Vito Crimi aveva lasciato aperto qualche spiraglio svelando di essere stato contattato da «esponenti di spicco del Pd» riguardo la scelta dei prossimi presidenti delle Camere e delle commissioni. Poi, la nuova doccia fredda: «Nessun accordo sui presidenti delle Camere». E sul Pd: «Nel Movimento c’è una discussione — ha spiegato la Lombardi — ma noi non facciamo alleanze con i partiti. Mai stati margini di trattativa. A meno che non facciamo un governo 5 stelle, a quel punto chiederemo noi agli altri di sostenerci». Crimi: «Noi non operiamo una scelta, confermiamo quanto già detto. Chi propone altro è chi ha votato Pd». A suggellare queste dichiarazioni, è arrivato in serata Grillo in persona: «Non ci sarà alcun referendum interno per chiedere l’appoggio al pdmenoelle o a un governo pseudo tecnico. Se ci fosse un voto di fiducia dei gruppi parlamentari del M5s a chi ha distrutto l’Italia — ha scritto sul blog — mi ritirerei dalla politica; lo slogan resta ‘mandiamoli tutti a casa’». Un po’ quello che aveva detto Casaleggio ieri: «Se il Movimento prende strade diverse, me ne vado». Quanto al nuovo capo dello Stato, ci sarà un referendum online su una rosa di nomi.
L’idea di Grillo è semplice: il ritorno alle urne per «fare il pieno» nel caso in cui Napolitano gli negasse la possibilità di prendere le redini del Paese. Intanto, i giovani neo eletti oggi entreranno ufficialmente nelle Camere.

NON FARANNO


la «marcia su Roma» e non firmeranno nulla, nemmeno l’atto della registrazione parlamentare. Si porteranno via tutto per poi decidere, sempre collegialmente, cosa siglare e cosa no. Guai, poi, a svelare l’iban per gli accrediti degli stipendi. Ancora non sanno se faranno a meno della diaria per intero o si lasceranno qualche margine «per non rimetterci».