SE IL TOTOPAPA è difficile, la divinazione onomastico-pontificale lo è ancora di più. Si può anche ipotizzare chi la spunterà nel Sacro Conclave, ma indovinare sulla base di quali opzioni a carattere ecclesiale, storico, programmatico o addirittura estetico ed emozionale il prossimo Pontefice sceglierà come rispondere al fatidico Quomodo vis vocari? (‘Come vuoi essere chiamato?’) è davvero arduo. In teoria, il nuovo eletto potrebbe scegliere addirittura il nome di Pietro, e allora sarebbe Pietro II, in quanto nessuno ha più usato il nome del Principe degli Apostoli dall’anno in cui egli è stato martirizzato, il 67 d.C. Ma una scelta del genere equivarrebbe a sfidare la celebre ‘profezia di Malachia’, secondo la quale Pietro II sarà il nome dell’ultimo Papa della Chiesa, il quale verrà martirizzato durante una terribile persecuzione. Chi sarebbe così temerario da sfidar tanto apertamente la legge di Murphy?
Vi sono stati numerosi nomi di pontefice romano usati una volta sola. In genere, a parte Giovanni, che è il patrono di Roma e quindi lo speciale protettore del suo vescovo, i nomi degli evangelisti sono tacitamente esclusi dalla lista. Vi sono poi altri nomi che sono stati usati una volta sola, taluni francamente improbabili come Telesforo, Sotero, Zefirino, Milziade. Introdurre un nome del tutto nuovo e mai usato, come Giuseppe o Silvio (i nomi di due attuali leader politici non sono puramente casuali) sarebbe bislacco, ma in linea di massima non improponibile.
Comunque, a partire da Sisto II, eletto nel 257 e che resse la cattedra di Pietro appena un anno, venne introdotta nell’uso onomastico dei vescovi di Roma la consuetudine di riprendere il nome di un predecessore del nuovo eletto. Le ragioni di tale ripresa potevano esser varie: assunzione di un modello, gesto di gratitudine, atto con il quale si affermava la volontà di proseguire sulla medesima linea del Papa ricordato o di riprenderne il programma. In qualche caso, riassumere un nome magari non circondato da eccessiva stima poteva significare che il nuovo pontefice rivendicava l’esempio del predecessore, sostenendo che egli era stato sottovalutato o condannato a torto. Così ad esempio il rigorosissimo monaco cluniacense Ildebrando di Soana, fautore in pieno XI secolo di un’intransigente riforma della Chiesa, ascendendo al soglio pontificio nel 1073 volle chiamarsi Gregorio VII da quel Giovanni Graziano ch’era stato Papa col nome di Gragorio VI tra 1045 e 1046 e del quale egli manteneva un ricordo riconoscente e affettuoso, nonostante la sua fama fosse circondata dal poco onorevole alone della simonia, vale a dire di quel commercio venale degli uffici ecclesiastici ch’era appunto uno dei principali vizi dai quali la riforma avviata da Ildebrando voleva liberare la compagine ecclesiastica.
Vi sono stati nomi molto usati dai Papi in certi periodi, ma poi abbandonati. Dopo Giovanni I (523-526), altri ventun papi assunsero quel nome fino al 1334: vale a dire che in otto secoli ventun pontefici (con una media di due-tre per secolo) si chiamarono Giovanni. Ma papa Giovanni XXII, che regnò in Avignone tra il 1316 e il 1334, lasciò di sé un ricordo tanto discusso che, a parte l’antipapa Baldassarre Cossa, deposto nel Quattrocento dal concilio di Costanza, nessuno osò più chiamarsi di nuovo Giovanni: tanto più originale e ‘scandalosa’ fu pertanto la scelta di Angelo Maria Roncalli, che nel 1958 osò rompere il tabù chiamandosi come già si era chiamato un antipapa.

VI SONO




poi i ‘grandi’ nomi pontifici: oltre appunto a Giovanni (usato 23 volte), ecco Benedetto (16 volte), Clemente (14), Innocenzo, Gregorio e Leone (13 ciascuno). Per due volte, nel medesimo anno — il 1978 — due successivi Papi assunsero i nomi accoppiati dei loro illustri predecessori Giovanni XXIII e Paolo VI, denominandosi Giovanni Paolo: era una scelta programmatica che indicava i due pontefici, entrambi protagonisti del Concilio vaticano II, come modello coerente da seguire. A sua volta Benedetto XVI, riprendendo il nome da Benedetto XV, che si era risolutamente opposto alla guerra nel 1914, indicava nel 2005, mentre in Iraq e in Afghanistan i conflitti erano ancora in atto e altri se ne annunziavano, la sua volontà di voler impegnarsi per la pace: e forse in ciò s’ispirava al nome pacifico che la ‘profezia di Malachia’ gli attribuiva, Gloria olivae. Potrà invece sembrar curioso che il nome Pio, frequentemente adottato dalla fine del Settecento a metà Novecento (sette Papi con tale nome tra 1775 e 1958), sia poi repentinamente scomparso dall’onomastica pontificia: forse perché in fondo il Vaticano II rappresentò il superamento anche polemico della Chiesa di Pio XII? O perché papa Pacelli si porta ancora dietro le polemiche relative al suo atteggiamento durante la Seconda guerra mondiale, un argomento che nessuno si sente di sfidare?