Antonio Caccamo
VIMERCATE (Monza)
«JORGE

Mario Bergoglio e i gesuiti sono riusciti a salvare tante persone negli anni bui della giunta militare in Argentina. Ne sono stato testimone oculare. Questa della sua compromissione con la dittatura militare è una storia che vorrebbe ridurre il valore della sua elezione a Papa». Parola di Alfredo Somoza (foto Radaelli), uno che la dittatura l’ha vissuta sulla sua pelle. Allievo di Bergoglio, sequestrato e incarcerato nel 1981 a Buenos Aires, è fuggito prima in Brasile e poi in Italia, dove è arrivato nel 1982 come rifugiato politico. Laureato in Storia, vive a Vimercate, in Brianza, con la moglie Valentina e il figlio Luciano, di 21 anni. La difesa di papa Francesco non è certo di parte. Somoza, 55 anni, giornalista e scrittore, presidente dell’Icei (Istituto di cooperazione internazionale), è il portavoce di Sel a Vimercate e fa parte della segretaria regionale del partito di Vendola. Da sempre socialista, non è neppure battezzato.
Come ha conosciuto il futuro papa Francesco?
«È stato il mio insegnante di letteratura spagnola negli anni del liceo nel collegio dei Gesuiti di Buenos Aires. Un uomo di grande cultura. L’ho rivisto all’Universidad San Salvador, che dirigeva in quanto direttore provinciale dei gesuiti. Era l’unica scuola rimasta libera a Buenos Aires. Accoglieva tutti, anche gli oppositori del regime, come ero io».
Cosa pensa del libro di Horacio Verbitsky, ‘L’isola del silenzio’, dove è citato un episodio che riguarda da vicino il nuovo pontefice, cioè il sequestro durante la dittatura di due giovani gesuiti?
«Verbitsky si è chiesto se Bergoglio potesse essere ritenuto responsabile del loro arresto, io penso invece che è grazie al suo operato e a quello di tutti i gesuiti che i due religiosi ne sono usciti vivi, rilasciati dopo cinque mesi, quando in quel periodo era frequente ‘scomparire’».
Dal primo pontefice latino-americano cosa si aspetta?
«È autentico e rivoluzionario. Magari conservatore nella dottrina della Chiesa, ma progressista nei temi sociali e vicino agli ultimi e ai semplici, proprio come San Francesco. Saprà riformare nel profondo la Chiesa».